L'allarme di Santalucia, presidente dell'Anm: "Dalla politica una spinta a restringere i confini della giurisdizione"
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L'allarme di Santalucia, presidente dell'Anm: "Dalla politica una spinta a restringere i confini della giurisdizione"

L'allarme di Santalucia, presidente Anm: "Si coglie in più occasioni una spinta alla ridefinizione in senso restrittivo dei confini entro cui la giurisdizione può esprimersi e può far uso degli strumenti propri del suo agire".

L'allarme di Santalucia, presidente dell'Anm: "Dalla politica una spinta a restringere i confini della giurisdizione"
Giuseppe Santalucia
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10 Maggio 2024 - 16.50


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il Presidente dell’Anm Giuseppe Santalucia, nel suo intervento che ha aperto il congresso nazionale dell’Associazione dei magistrati a Palermo, ha fatto una panoramica allarmante sul tentativo della politica di restringere il campo entro il quale la magistratura può intervenire.

«Si riesce a scorgere una linea di tendenza che attraversa il tempo presente con maggiore incisività, una direttrice in cui sembrano naturalmente collocarsi, ora per dichiarata provenienza ora per successiva attrazione, iniziative legislative, dichiarazioni e prese di posizione di esponenti autorevoli del mondo politico, e, sia pure su altro piano, il raffinato dibattito scientifico sulla natura e sui limiti dell’interpretazione».

«Al di là dei momenti in cui il fenomeno si palesa con franche prese di posizione e la constatazione tiene luogo di una mera percezione, si coglie in più occasioni una spinta alla ridefinizione in senso restrittivo dei confini entro cui la giurisdizione può esprimersi e può far uso degli strumenti propri del suo agire».

«L’idea sottesa a più voci critiche è che progressivamente essa abbia accresciuto il proprio ruolo finendo con l’essere, invece che fattore di stabilizzazione e di ordinata risoluzione dei conflitti, causa o concausa di quella instabilità e precarietà di necessari equilibri che segnano la società nel tempo presente».

«Il Congresso è stato preceduto da ben due Assemblee straordinarie, convocate lo scorso anno a distanza di qualche mese l’una dall’altra sull’onda della diffusa preoccupazione insinuatasi tra i magistrati per effetto: prima, di una iniziativa disciplinare del Ministro della giustizia nei confronti di un collegio di una Corte di appello a cui si rimproverava – così è univocamente apparso – proprio l’interpretazione dei fatti e delle norme – e quindi l’attività intellettuale che per legge non può essere sindacata in sede disciplinare – nell’ambito di un provvedimento cautelare di sostituzione della custodia carceraria con gli arresti domiciliari assunto in una procedura di estradizione passiva; poi, di dichiarazioni di esponenti della maggioranza di Governo di aspra critica nei confronti di una magistrata del Tribunale di Catania che, nel non convalidare i provvedimenti di trattenimento di alcuni migranti, ha ritenuto le disposizioni di un decreto-legge (n. 20 del 10 marzo 2023 – cd. decreto Cutro) non conformi al diritto dell’Unione europea». 

«Si badi – dice . non una critica al provvedimento, ma una polemica nei confronti della magistrata, accusata di non essere imparziale in ragione della partecipazione, svariati anni prima, ad una manifestazione di protesta contro decisioni del Governo, espressione di altre maggioranze politiche, che avevano impedito alla nave (con a bordo molti migranti tratti in salvo in mare) di approdare nel porto catanese».

E ancora: «La partecipazione ad una manifestazione di piazza, che per anni era stata ignorata, è stata ritenuta la spia dell’esistenza di un pregiudizio, di una pregiudiziale avversione alle politiche governative di contenimento dell’immigrazione clandestina».

«Come nella precedente, anche nell’ultima occasione è venuto in rilievo il timore di un progressivo indebolimento dei presìdi culturali che dovrebbero inibire la pretesa delle maggioranze di governo che decisioni di tribunali e corti non contrastino o addirittura si adeguino ai loro programmi e fini», dice Santalucia.

«La nostra posizione, in entrambi gli episodi, è stata però ispirata dalla ricerca di un confronto e non dalla contrapposizione con la politica per rievocare fantasmi di un passato che non vogliamo ritorni ad inquinare il discorso sulla giustizia – dice ancora il Presidente dell’Anm -E con questo spirito abbiamo voluto un Congresso che sappia, da un lato, individuare le ragioni di una crisi di senso sull’essenza della giurisdizione che sembra investire, con diversità di toni, molte delle democrazie liberali; e dall’altro, dipanare una questione complessa che tocca molto da vicino la vita dei magistrati».

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