Conte chiama il Pd ma avverte: "Dobbiamo chiarirci per trovare un'intesa, il rapporto è alla pari"
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Conte chiama il Pd ma avverte: "Dobbiamo chiarirci per trovare un'intesa, il rapporto è alla pari"

Conte (M5s): "Nel Pd c'è la memoria di un passato in cui quel partito aveva una vocazione maggioritaria e gli altri erano satelliti. Oggi non funziona più lo schema dei satelliti che ruotano attorno a loro. Oggi c'è un rapporto alla pari".

Conte chiama il Pd ma avverte: "Dobbiamo chiarirci per trovare un'intesa, il rapporto è alla pari"
Elly Schlein e Giuseppe Conte
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5 Febbraio 2024 - 09.31


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Giuseppe Conte, in una intervista al Corriere della Sera, ha parlato della necessaria convergenza di M5s e Pd in vista dei prossimi appuntamenti elettorali. Un’intesa necessaria per costruire una reale e credibile alternativa alla destra meloniana.

«Nel Pd esiste ancora, in alcuni, un riflesso condizionato. La memoria di un passato in cui quel partito aveva una vocazione maggioritaria e gli altri erano satelliti. Oggi non funziona più lo schema dei satelliti che ruotano attorno a loro. Oggi c’è un rapporto alla pari».

A Faenza, durante l’assemblea regionale sono comparsi cartelli con scritto `mai con il Pd´: «Non è questo il sentimento della base. Molto più di un cartello conta il senso di un’assemblea di oltre 1.500 persone in cui abbiamo ribadito il grande lavoro in Emilia-Romagna, e ovunque, per sostenere nei Comuni i progetti di segno progressista».

«Bisogna che ci intendiamo. Per presentare un domani un progetto serio e credibile va approfondito il confronto oggi. Dobbiamo scacciare l’ipocrisia: non possiamo nasconderci le differenze, anzi proprio su queste (Rai, Ucraina, ndr) serve un chiarimento. E soprattutto non si può chiedere certo al Movimento di abbandonare quella forza propulsiva che da oltre io anni sta cambiando il Paese. Noi siamo questo».

«Leggo sui giornali che il nostro obiettivo sarebbe quello di ottenere un voto in più del Pd. O che mireremmo appunto a essere noi a comandare. Non è così. La differenza tra noi e gli altri è nel Dna. Come potremmo camminare uniti se poi non riuscissimo a lavorare nella stessa direzione non solo sul tema dei conflitti bellici ma, ad esempio, sulla transizione ecologica? O sulla questione morale e della legalità? O per una politica che vada incontro alle sofferenze oltre che dei più poveri anche del ceto medio?».

Di Elly Schlein pensa che «sta provando a realizzare un nuovo percorso. Ad esempio sul salario minimo ha imposto al partito di convergere su una nostra battaglia storica. E così abbiamo messo un mattone per l’alternativa a una Meloni che si preoccupa degli `amichetti´, ma che se ne infischia di chi prende 4 euro all’ora. Le prossime battaglie da fare insieme sono sul conflitto di interessi e sulla regolamentazione delle lobby: dobbiamo impedire contaminazioni tra politica e affari. Ma sulla politica europea urge chiarirsi. Avremmo dovuto rendere strutturale il Next generation Eu e sul Mes continuare a combattere per trasformare l’accordo da intergovernativo in comunitario».

Conte rileva inoltre come ci sia «un gioco a scaricare sul Movimento la responsabilità di non favorire la nascita di una coalizione. Vogliamo solo discutere e non ci allineiamo al Pd. La verità è che mentre noi abbiamo fatto chiarezza al nostro interno, tra loro esistono molte anime. E quando un giorno arriverà il voto politico non possiamo permetterci ambiguità».

«Non siamo in attesa di ricevere attestati di progressismo dall’esterno. Questi attestati ce li siamo conquistati sul campo con il Reddito di cittadinanza, lo Spazzacorrotti, il decreto Dignità e tante altre riforme. Piuttosto bisognerebbe interrogare il Pd per verificare quanti nostalgici ci sono ancora del Jobs act e della Buona scuola, quanti sostengono il turbo-atlantismo e politiche europee neoliberiste. Chiediamo a chiunque si professi progressista di essere radicale su questi obiettivi».

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