Giulia Cecchettin, parla Emma Bonino: "Serve una grande manifestazione degli uomini"
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Giulia Cecchettin, parla Emma Bonino: "Serve una grande manifestazione degli uomini"

Giulia Cecchettin, Emma Bonino: "Non bastano gli editoriali pensosi, serve una presa di responsabilità chiara, specifica, pubblica: serve una grande manifestazione organizzata da maschi per i maschi, figli zii mariti".

Giulia Cecchettin, parla Emma Bonino: "Serve una grande manifestazione degli uomini"
Emma Bonino
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20 Novembre 2023 - 11.19


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L’omicidio di Giulia Cecchettin da parte dell’ex fidanzato Filippo Turetta ha acceso per l’ennesima volta i riflettori sugli atteggiamenti tossici di alcuni uomini nei confronti delle donne. Ogni generalizzazione è sbagliata per natura, ma è evidente che il problema vada affrontato Emma Bonino ne ha parlato sulle pagine di Domani.

«Oggi partiamo dalla compassione, dalla pena per Giulia e dalla vicinanza con la famiglia di Giulia. Ma oggi la mia preoccupazione è anche che fra qualche giorno si dimentichi tutto, in attesa della prossima violenza. O che tutto si risolva in un inasprimento delle pene, in questa ondata di panpenalismo che va molto di moda in questo governo. In tutta questa storia manca un attore importante. L’ho detto e ripetuto, non ho più il fiato: e adesso spero che avvenga. Non sono le donne che devono proteggere sé stesse, o almeno anche, e lo fanno quando possono, ma se è un dato culturale, è la cultura degli uomini. È nel giro maschile che deve essere sentita questa responsabilità. Non bastano gli editoriali pensosi, serve una presa di responsabilità chiara, specifica, pubblica: serve una grande manifestazione organizzata da maschi per i maschi, figli zii mariti».

«Il tema del possesso, il `tu sei mia´, è l’opposto della libertà, la libertà responsabile. Ma ripeto, è un problema di maschi. C’è l’idea di una donna crocerossina che salva il bruto con il suo amore. Tutte cose da cancellare: non c’è amore se c’è un uomo violento, il nostro amore va devoluto in cause migliori. Poi c’è la tesi del raptus, che spesso si sente nei tribunali. Poi c’è l’evergreen del se l’è andato a cercare, anche questo ancora molto in voga. Poi c’è il tema della denuncia, lo vediamo negli attuali processi per stupro: ancora oggi le ragazze vengono trattate da colpevoli, vittime per la seconda volta dopo la violenza».

«Io dico questo alle ragazze: i diritti, anche quelli scritti sulle tavole della legge, non sono conquistati una volta e per sempre. Se non li coltivi, non ne prevedi altri, ti svegli una mattina e non li trovi più. Questo è stato l’errore anche della sinistra che sui diritti civili peraltro è sempre stata timida, e dico timida perché sono educata. La destra tenda a minimizzare, è la sua cultura politica. Tende a credere che si risolve tutto in nuovi reati e nuove pene. Il nazionalismo è reazionario sui diritti individuali. Dio patria famiglia dice tutto. Sui diritti civili sono semplicemente illiberali: i diritti civili non sono un obbligo per nessuno: aborto, divorzio, si può dire «io non lo farei» ma pretendere di decidere per gli altri è appunto reazionario».

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