Secondo Italo Bocchino, ex alfiere di An e riportato in auge dalla destra di governo, «Giorgia Meloni ha fatto un capolavoro, rimettendo insieme tutti i cocci della diaspora a destra. Ha mantenuto l’identità ma dentro un tasso di alleabilità altissimo». In un’intervista a La Repubblica, Bocchino rincara la dose: «Le devo la mia rinascita pubblica. Nei talk smonto le falsità contro il governo».
Bocchino afferma di non essere un ultrà, ma un «ortodosso. Mi sono convertito. E come tutti i convertiti sono più convinto di altri». Poi, in merito alla concorrenza della nuova segretaria Pd, precisa: «Ci vorrebbero mille Schlein per fare una Meloni. Giorgia è una fuoriclasse che la sinistra c’invidia».
La Russa su via Rasella «ha fatto eccessiva sintesi su un tema complesso, ma Ignazio resta una figura specchiata e la sinistra che lo attacca dimentica che è diventato presidente del Senato coi voti dem», aggiunge. «Meloni la storia la vuole fare, non riscriverla. Noi a Fiuggi decidemmo di uscire «dalla casa del padre», per non farvi più ritorno». C’era anche Ignazio. Io poi sono un pizzico antifascista”, ricorda Bocchino, sottolineando: «È la sinistra che, non avendo argomenti contro il governo, continua a parlare di fascismo. Ma alla gente al supermercato interesse il calo dell’inflazione dal 12 al 7 per cento, e la riduzione del 55 per cento dei costi delle bollette».
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