Giorgia Meloni contestata al congresso della Cgil: "Bella Ciao" e fischi, ecco il video
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Giorgia Meloni contestata al congresso della Cgil: "Bella Ciao" e fischi, ecco il video

Cgil, Giorgia Meloni: "Ringrazio tutta la Cgil dell'invito, ringrazio anche chi mi constesta, in alcuni casi con slogan efficaci. Non ho voluto rinunciare a questo appuntamento in segno di rispetto e in coerenza con un percorso di ascolto e confronto".

Giorgia Meloni contestata al congresso della Cgil: "Bella Ciao" e fischi, ecco il video
Giorgia Meloni sul palco della Cgil
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17 Marzo 2023 - 12.40


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Giorgia Meloni è salita sul palco della Cgil a Rimini, ricoperta di fischi e contestazioni. Il suo intervento è stato anticipato dalle parole di Maurizio Landini. 

«Voglio solo dire due cose, stiamo per vivere un momento molto importante di questo congresso. Abbiamo scelto di fare un congresso aperto e di voler parlare con tutti, imparando anche ad ascoltare. L’ascolto è importante per noi e anche per chi ha idee diverse da nostre. Chiedere di ascoltare è chiedere anche di essere ascoltati».

Giorgia Meloni ha così esordito: 

«Ringrazio tutta la Cgil dell’invito, ringrazio anche chi mi constesta, in alcuni casi con slogan efficaci. Non ho voluto rinunciare a questo appuntamento in segno di rispetto e in coerenza con un percorso di ascolto e confronto che il governo intende portare avanti. Questo congresso nazionale è un esercizio di democrazia che non può lasciare indifferente chi ha responsabilità decisionali».

 «Non mi sottraggo a un contesto sapendo che è un contesto difficile. Non mi spaventa. La ragione per cui ho deciso di essere qui è più profonda. Oggi si celebra la nascita della nostra nazione. Mi sento fischiata da quando ho 16 anni. Potrei dire che sono Cavaliere al merito su questo”.

«Con questa presenza credo che possiamo tentare di celebrare l’unità nazionale. L’unità non è annullare la contrapposizione che ha un ruolo positivo e educativo per la comunità. L’unità è l’interesse superiore, da un senso alla contrapposizione». 

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«Se il nostro cuore è sincero lavoriamo tutti per il bene della nazione. Se lo spirito è questo si lavora» insieme portando avanti «un confronto con la schiettezza delle idee».

Per far crescere l’occupazione bisogna far ripartire l’economia, liberare le energie migliori dell’Italia. È la base della riforma fiscale che il Cdm ha approvato ieri con un legge delega, frettolosamente bocciata da alcuni”, ha dichiarato Meloni nel suo intervento.

Meloni ha detto di aver letto la relazione di Landini al quale ha fatto i complimenti “per la sua tempra” visto che “ha parlato due ore senza mai prendere neanche un bicchiere d’acqua”, “confesso – ha dichiarato – che io non ne sarei mai stata capace”. “Dicono che la Cgil non sia una sindacato d’opposizione – osserva – figuriamoci se lo fosse visto che in due ore di relazione non ho trovato nulla di quello che ha fatto il governo”. “Partiamo da un dato e cioè che l’Italia fa registrate un tasso di disoccupazione del 58,2%, un gap che continua ad aumentare. La situazione peggiora se si considera quella femminile che registra 14 punti in meno”. “I salari sono bloccati da 30 anni – ha proseguito – dato scioccante perché l’Italia ha salari più bassi di prima del ’90 quando non c’erano ancora i telefonini. In Germania e Francia sono saliti anche del 30%. Significa che le soluzioni individuate sinora non sono andate bene e che bisogna immaginare una strada nuova che è quella di puntare tutto sulla crescita economica”.

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“Lavoriamo per consegnare agli italiani una riforma complessiva che riformi l’efficienza della struttura delle imposte, riduca il carico fiscale e contrasti l’evasione fiscale, che semplifichi gli adempimenti e crei un rapporto di fiducia fra Stato e contribuente”, ha detto la premier parlando della riforma fiscale. “Vogliamo usare la leva fiscale come strumento di crescita economica, una riforma che guarda con molta attenzione al lavoro, con interventi sui redditi medio bassi e novità per i dipendenti”.

“Noi veniamo da un mondo in cui ci si è detto che la povertà si poteva abolire per decreto. Che il lavoro si poteva creare per decreto. Se fosse così dovrebbe essere lo stato a creare ricchezza, non è così. La ricchezza la creano le aziende con i loro lavoratori. Lo stato deve creare regole giuste e redistribuire. Mettere aziende e lavoratori nelle condizioni di creare ricchezza che si riverbererà su tutti”.

La riforma fiscale varata ieri dal Consiglio dei ministri, ha sottolineato Meloni, “si concentra sui più fragili, sul ceto medio”.

“Credevamo che il tempo della contrapposizione ideologica feroce fosse alle nostre spalle e invece in questi mesi, purtroppo, mi pare che siano sempre più frequenti segnali di ritorno alla violenza politica, con l’inaccettabile attacco degli esponenti di estrema destra alla Cgil” e le azioni “dei movimenti anarchici che si rifanno alle Br”, ha detto Meloni.

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“Voglio ricordare Biagi, fra due giorni ricorre l’anniversario dell’assassinio da parte delle Br, un uomo che ha pagato con la vita. Il sindacato è sempre stato impegnato nella lotta al terrorismo, credevamo che il tempo della contrapposizione ideologica feroce fosse alle nostre spalle e invece, in questi mesi, purtroppo mi pare che siano sempre più frequenti i segnali di ritorno alla violenza politica”, ha proseguito Meloni. “E’ necessario che tutte le forze politiche, sindacati e corpi intermedi combattano insieme contro questa deriva”.

No al salario minimo, ma si all’estensione della contrattazione collettiva. E’ questa la soluzione che ha indicato Meloni per affrontare anche la questione dei salari bassi. “Il reddito di cittadinanza ha fallito gli obiettivi per cui era nato perché a monte c’è un errore: mettere nello stesso calderone chi poteva lavorare e chi non poteva lavorare, mettendo insieme politiche sociali e politiche attive del lavoro”.

“Non ci devono essere lavoratori di serie A e lavoratori di serie B. Chi merita la delega sindacale e chi no”. “Uno dei grandi temi – ha proseguito – sui quali possiamo provare a lavorare insieme è un sistema di ammortizzatori sociali universale che tuteli allo stesso modo chi perde il lavoro, sia esso un lavoratore autonomo, dipendente, o cosiddetto atipico. Dare a tutti le migliori garanzie possibili ma che siano le stesse. Garantire gli stessi diritti. Non garantire una cittadella di garantiti”.

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