Decreto flussi, giro di vite per le Ong: i "regali" natalizi di "Babbo" Piantedosi
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Decreto flussi, giro di vite per le Ong: i "regali" natalizi di "Babbo" Piantedosi

Il ministro dell'Interno Piantedosi si prepara alla battaglia contro le Ong e a tentare di far salvare la faccia al governo Meloni dopo gli schiaffi di Francia, Germania e Spagna. Si torna ai carichi residuali

Decreto flussi, giro di vite per le Ong: i "regali" natalizi di "Babbo" Piantedosi
Matteo Piantedosi e Giorgia Meloni
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17 Dicembre 2022 - 18.25


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Decreto flussi, giro di vite sulle Ong. I “regali” natalizi di “Babbo” Piantedosi

Il ministro insiste

“Il Decreto flussi arriverà dopo le festività”. Il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, ospite a Sky TG24 Live In Bergamo, traccia una linea temporale per l’arrivo del nuovo provvedimento sul tema migranti. “Dobbiamo tenere in conto la posizione geografica del nostro Paese e la pressione migratoria verso di noi Come esecutivo vogliamo governare i flussi di ingresso, non subirlo, non lasciarlo a flussi spontanei o agli scafisti. Deve esserci un coordinamento complessivo del governo per definire il decreto flussi. Definiremo un primo provvedimento con flussi di ingresso regolari e un contrasto a quelli irregolari”. E aggiunge: “L’elaborazione di un decreto flussi ha una gestazione complessa, bisogna individuare parametri, quote di ingresso, c’è concertazione. Tutto avviene però in tempi serrati. Credo che siamo ormai prossimi alla definizione: dopo le festività potremmo essere pronti a presentare il decreto flussi. È una priorità”

Dal tema della regolazione dei flussi migratori, Piantedosi passa all’altro suo cavallo di battaglia. E annuncia che al prossimo decreto per regolare l’azione delle navi delle Ong: “Il decreto flussi viene adottato tramite dpcm, un altro lavoro riguarderà invece i provvedimenti amministrativi sulle Ong, sulle navi private. Serve un insieme di regole, si è parlato molto di codice di condotta delle Ong. C’è l’annosa questione incentrata su cos’è un salvataggio e cosa sono invece le ricerche sistematiche di persone che partono sotto iniziativa dei trafficanti, serve mettere delle regole alla violazione delle quali possano discendere dei meccanismi sanzionatori”. E aggiunge: “Un decreto sicurezza come quello di Salvini? Ogni fase storica ha un suo significato e interpretazioni, l’importante è disciplinare la materia. Oggi la violazione di certi comportamenti è prevista come reato, noi vogliamo riportarlo sul piano amministrativo, se saranno i prefetti a gestirlo lo vedremo. Servono strumenti più efficaci di applicazione delle sanzioni amministrative”.

Sull’ipotesi che ci siano servizi segreti dietro le Ong, Piantedosi è prudente: “Non c’è nessuna evidenza di questo, a me non interessa chi c’è dietro. Registro però che alcune organizzazioni non governative nel Mediterraneo, più che salvataggi, compiono azioni preordinata per portare in Italia, e solo in Italia, persone che partono da Libia e da altri Paesi. Un esempio? C’è una nave Ong in queste ore che ha preso a bordo 63 persone, perché non ci chiede subito di venire a portare le persone in salvo? Aspettano di prenderne altre, passano giorni, e poi solo ed esclusivamente si viene in Italia facendo una forzatura e mettendoci nella posizione drammatica di non poter scindere le persone a bordo e quindi di dover accettare lo sbarco sulle nostre coste. Più che la reale intenzione di salvare persone, c’è quella di raccoglierne altre e portarle solo in Italia”.

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Narrazione e realtà

Piantedosi nega la realtà. E narra la sua “verità”.  Assolutamente campata in aria. Per il titolare del Viminale non c’è alcuna  tensione con Parigi dopo la vicenda della Ocean Viking: “Non c’è stato bisogno di fare pace perché non c’è stata alcuna guerra. Ho incontrato il mio omologo francese in più occasioni e non ho registrato nessun atteggiamento di discordia o di crisi. Abbiamo posizioni ampiamente sovrapponibili. Con riferimento alla Ocean Viking, noi non abbiamo mai detto a nessuna nave di andare in Francia. Questi problemi non vanno scaricati su altri Paesi, vanno risolti alla radice, anche per evitare discordia e crisi, un elemento da scongiurare, mettendo ordine in questa materia”.

A lezione dal giurista

Quella a cui dovrebbe andare il ministro-prefetto. O, se non ne ha voglia, almeno si legga l’intervista fatta da Fabio Grexìco per Agi a un giurista che di queste questioni ne sa come pochi altri. “Se il Viminale procederà con altri atti amministrativi nella ‘guerra’ contro le Ong e contro i soccorsi umanitari in acque internazionali, ci sarà molto lavoro non solo per i giudici amministrativi ma anche per i tribunali penali e per le Corti internazionali, che già hanno sanzionato decisioni di governi precedenti che hanno adottato misure di respingimento collettivo in mare e di trattenimento arbitrario negli hotspot”. A spiegare le possibili conseguenze di un atteggiamento più restrittivo del governo, annunciato dal ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, è il giurista Fulvio Vassallo Paleologo. “Sanzioni più efficaci, come quelle che promette il Viminale – scrive Paleologo sulla rivista dell’Associazione Diritti e frontiere – potrebbero arrivare non per le Ong, che rispettano il diritto internazionale, ma per le autorità di governo che lo violano sistematicamente”.

Il Viminale ha parlato di forme di “condizionamento” messe in atto dalle Ong, adombrando la presenza di “srvizi segreti”. “Speriamo – afferma Vassallo Paleologo – che finisca presto questo spaccio di notizie false come il ruolo di “condizionamento”. È una menzogna che Ocean Viking abbia deciso di puntare sulla Francia per alimentare uno scontro politico. Per giorni le autorità italiane non rispondevano alle richieste di assegnazione di un porto sicuro”.

Quanto ai servizi segreti, questi non sono a disposizione delle ong ‘per fare litigare la Francia e l’Italia’; semmai hanno preparato e continuano a preparare prove fasulle per criminalizzare i soccorsi umanitari, prove che non reggeranno nei processi, come si vedrà nel processo Iuventa a Trapani, e come si accerterà presto a Palermo, nel processo Salvini. Dove, dai cassetti dei servizi di informazione, con la testimonianza di un funzionario del ministero dell’Interno, è improvvisamente spuntato fuori un ‘video segreto’ nel quale è visibile un sommergibile che avrebbe assistito, senza intervenire, come avrebbe dovuto in base al Piano Sar nazionale, ai soccorsi operati dalla Open Arms il primo agosto del 2019.

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Da quella attività di sorveglianza tenuta segreta per anni è scaturita una relazione di servizi, o di servizio, nella quale si adombrano dubbi sulla legittimità del comportamento della ong, che in base a tutte gli atti del procedimento, è stato assolutamente conforme alle Convenzioni internazionali ed ai Regolamenti europei. Come rilevava peraltro la stessa Procura di Agrigento nel provvedimento di dissequestro della nave”.

“Si dovrebbe spiegare semmai – conclude il giurista, già docente universitario di Diritto di asilo – quale ruolo abbia avuto il sommergibile, emerso come una ‘mina vagante’ nel processo Salvini a Palermo, nei complessi rapporti di collaborazione tra le autorità di Tripoli ed il governo italiano nel tracciamento dei barconi carichi di migranti e dei mezzi di soccorso, inviati dalla società civile per adempiere ad obblighi di ricerca e salvataggio che gli Stati non garantivano”. 

Risorsa e non minaccia

“I migranti danno alla società e all’economia europea un contributo indispensabile” e per questo è necessario che “i responsabili politici europei facilitino la mobilità umana e la migrazione dei lavoratori, nel rispetto dei diritti e della dignità dei lavoratori migranti”. Lo sostiene Caritas Europa che in vista della giornata internazionale dei migranti ha pubblicato una dichiarazione sul “contributo positivo dei migranti all’Europa”, dichiarazione che muove dal mettere in evidenza il fatto che “i cittadini di Paesi terzi rappresentano solo il 5,3% della popolazione dell’Ue”. Diversi settori, come l’agricoltura, l’istruzione, la sanità, l’assistenza e la pulizia “non sarebbero in grado di funzionare senza i lavoratori migranti, compresi quelli privi di documenti”. A fronte di ciò, in molti Paesi i migranti contribuiscono più in tasse e contributi sociali di quanto i governi spendano per la loro protezione sociale, salute e istruzione. Inoltre le sfide demografiche e la carenza di forza lavoro “rendono più evidente la necessità di facilitare l’ammissione di lavoratori stranieri con tutti i tipi di competenze, comprese quelle basse e medie”. Caritas Europa torna a denunciare il fatto che i canali migratori regolari “sono limitati, soprattutto per coloro che non sono altamente qualificati”, o limitanti per ragioni burocratiche e strettoie di vario genere. Tutto ciò contribuisce ad alimentare la migrazione irregolare e quindi lo sfruttamento. Da qui l’appello ai decisori politici di “espandere i percorsi regolari di migrazione di manodopera per tutti i livelli di competenza”, e di adottare misure che “mettano al centro i diritti dei lavoratori e la lotta allo sfruttamento”, con politiche migratorie che garantiscano che “la mobilità sia vantaggiosa per tutti i Paesi coinvolti”.

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Dati aggiornati

Sono finora 98.718 le persone migranti sbarcate sulle coste da inizio anno. Nello stesso periodo, lo scorso anno furono 63.410 mentre nel 2020 furono 33.296. Il dato è stato diffuso dal ministero degli Interni, considerati gli sbarchi rilevati entro le 8 del 16 mattina. Negli ultimi due giorni sono state 66 le persone registrate in arrivo sulle nostre coste che hanno fatto salire a 4.377 il totale delle persone arrivate via mare in Italia da inizio mese. L’anno scorso, in tutto dicembre, furono 4.534, mentre nel 2020 furono 1.591.
Degli oltre 98.700 migranti sbarcati in Italia nel 2022, 20.346 sono di nazionalità egiziana (21%), sulla base di quanto dichiarato al momento dello sbarco; gli altri provengono da Tunisia (17.617, 18%), Bangladesh (14.299, 15%), Siria (8.342, 9%), Afghanistan (7.161, 7%), Costa d’Avorio (5.344, 5%), Guinea (4.111, 4%), Pakistan (3.065, 3%), Iran (2.308, 2%), Eritrea (2.099, 2%) a cui si aggiungono 14.026 persone (14%) provenienti da altri Stati o per le quali è ancora in corso la procedura di identificazione.

Un “saggio” al Quirinale

La guerra in Ucraina, i migranti e il futuro dell’Onu. Durante i suoi auguri al corpo diplomatico, ieri, il Presidente della Repubblica ha toccato tutti i temi più importanti di politica internazionale. Almeno in quest’anno condizionato, ovviamente, dal conflitto in Ucraina. Sergio Mattarella, però, non è presente davanti agli ambasciatori per via della sua positività al Covid. In videocollegamento, il capo dello Stato sottolinea: “I flussi migratori stanno vivendo una forte intensificazione quale diretta conseguenza dell’insicurezza alimentare e dell’instabilità prodotte dalla guerra”. E invita tutti a una profonda riflessione: “Il primo irrinunciabile obiettivo della comunità internazionale deve essere quello della tutela dei diritti dei migranti. Se ricordassimo, che dietro i numeri che freddamente vengono enunciati nelle statistiche sui migranti, ci sono bambini, donne, famiglie, sarebbe più semplice credo farci guidare soprattutto dal principio di realtà e di solidarietà nell’individuare soluzioni”.

I diritti dei migranti. Ministro Piantedosi, almeno questa lezione cerchi di tenerla a memoria. Ma ne dubitiamo. 

Least but not last. Venerdì sera gli equipaggi delle navi Sea-Eye 4 e Rise Above delle ong Sea-Eye e Mission Lifeline hanno messo in salvo nel Mediterraneo 63 persone su un gommone inadatto alla navigazione, mettendo così a repentaglio le proprie vite. Tra i soccorsi c’erano 12 minori non accompagnati e 5 donne. Al momento del salvataggio, le persone erano già in mare da un giorno e mezzo. Ecco, il ministro-sceriffo vorrebbe eliminare le navi salvavita dal Mediterraneo. La sinistra ha qualcosa da dire?

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