Renzi e Calenda accusano Pd e M5s sulle vice-presidenze, gelo dem: "Conta il peso elettorale"
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Renzi e Calenda accusano Pd e M5s sulle vice-presidenze, gelo dem: "Conta il peso elettorale"

Italia Viva e Azione parlano di un piano dei democratici e dei grillini per tenerli fuori. Secca replica del Pd

Renzi e Calenda accusano Pd e M5s sulle vice-presidenze, gelo dem: "Conta il peso elettorale"
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17 Ottobre 2022 - 19.15


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Si accende la sfida interna all’opposizione sui ruoli di vice presidenti di Camera e Senato, con il Partito Democratico che chiarisce: se non si trova l’accordo politico all’interno dell’opposizione, si peserà la rappresentanza in parlamento così come è uscita dalle urne.

 Un messaggio a Matteo Renzi che anche oggi è tornato a paventare un accordo sottobanco fra i dem e il Movimento 5 Stelle. «Quelli che si stanno accordando con la maggioranza sono gli stessi che accusano noi di volere le poltrone», è l’accusa di Renzi al suo ex partito: «Io dico solo che gli accordi istituzionali devono garantire tutte le minoranze. Se Pd e Cinque Stelle ci tenessero fuori sarebbe un atto di gravità inaudita, atto che dovremmo immediatamente porre alla attenzione del Presidente della Repubblica»«, avverte il leader di Italia Viva. 

E il segretario di Azione Calenda aggiunge: «Se il Pd e il M5s, come sembra, faranno l’accordo per spartirsi tutte le vicepresidenze di Camera e Senato destinate all’opposizione, noi non parteciperemo al voto. Se questo accordo si materializzera’, la scelta del Pd in termini di alleanze sarà evidente». 

Per il Nazareno, tuttavia, l’intento di Renzi è quello di alzare una cortina fumogena per nascondere lo scarso peso elettorale di Italia Viva. Come in ogni democrazia occidentale, spiegano i dem, gli incaricani parlamentari si scelgono guardando ai numeri di ciascun gruppo. Senza «conventio ad escludendum», sottolineano dal quartier generale del Pd: «Quello che conta è il peso elettorale, non gli accordi sottobanco». Lo dice a chiare lettere un esponente di spicco della segreteria dem come Enrico Borghi.

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 «Noi abbiamo due strade: una composizione politica oppure una composizione tecnica che tenga conto della dimensione numerica dei singoli gruppi». Ma è Francesco Boccia a rispondere direttamente al leader di Italia Viva: «Quella di Renzi è la solita falsificazione. Speriamo che Renzi si fermi qui perché sta dicendo cose false: i regolamenti di Camera e Senato garantiscono a tutte le opposizioni la presenza negli uffici di presidenza». Per Boccia, con i numeri che ha Italia Viva, «potranno accedere alle cariche – che sono elettive – negli uffici di presidenza, con i questori e i segretari d’Aula. Se si pretende con il 4,5% di ottenere una vicepresidenza del Senato che andrebbe ai gruppi maggiori è un po’ troppo». Poi, sulla `minaccia´ di Renzi di ricorrere al Presidente della repubblica, Boccia commenta: «Tirare in ballo il Presidente della Repubblica è una scorrettezza». 

 In gioco, dopo l’elezione di Ignazio La Russa e Lorenzo Fontana, rispettivamente, al Senato e alla Camera, ci sono le vicepresidenze, ma anche i ruoli di segretari e questori d’Aula. Da Italia Viva viene sottolineato che «di nomi spendibili per la carica di vicepresidente d’Aula, al Senato come alla Camera, ne abbiamo»: da Ettore Rosato a Maria Elena Boschi passando per Mara Carfagna e Maria Stela Gelmini. 

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«Il punto è che ci ha detto chiaramente, più il M5s che il Pd, che non saremo della partita», afferma una fonte parlamentare di Italia Viva. Il M5s ha in campo i nomi di Stefano Patuanelli per la carica di vicesegretario del Senato, Chiara Appendino o Alessandra Todde per quella della Camera. Francesco Silvestri potrebbe essere il prossimo presidente dei deputati M5s e Mariolina Castellone dovrebbe essere confermata presidente dei senatori pentastellati. I

l Pd punta, in via prioritaria, a una vicepresidenza per Camera. Il segretario Enrico Letta vorrebbe due donne, per continuare sulla strada del riequilibrio di genere inaugurata con il suo mandato. E donne, nelle speranze del segretario dem, dovrebbero essere anche le capogruppo di Palazzo Madama e Montecitorio. 

L’ipotesi di prorogare l’incarico a Debora Serracchiani e Simona Malpezzi è quantomai attuale anche in considerazione dei complicati equilibri correntizi di cui i dem devono tenere conto. Stando a quanto si apprende, Base Riformista avrebbe chiesto di tenere fuori da questo primo giro di incarichi il Comitato per la sicurezza della Repubblica, per il quale si voterà fra circa un mese e su cui punterebbe Lorenzo Guerini che di Base Riformista è il punto di riferimento. Simona Malpezzi, capogruppo uscente vicina a base Riformista, potrebbe essere eletta vicepresidente di Palazzo Madama, lasciando la casella di presidente dei senatori dem a una fra Valeria Valente e Anna Rossomando, quest’ultima vicina all’area di Andrea Orlando. 

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Ma in corsa, riferiscono fonti parlamentari dem, ci sarebbe anche il senatore Marco Meloni, vicino al segretario Enrico Letta, e il senatore Alessandro Alfieri, coordinatore nazionale di Base Riformista. 

Alla Camera, se l’attuale capogruppo Debora Serracchiani andasse a fare la vicepresidente dell’Aula, è pronta Anna Ascani, deputata molto aprezzata al Nazareno. Sembra invece tramontata l’ipotesi che vedevano Alessandro Zan, papà del ddl contro l’omotransfobia, nel ruolo di vice di Lorenzo Fontana. E scendono, allo stesso modo, le quotazioni di Nicola Zingaretti in quello stesso ruolo. 

A scegliere saranno comunque i gruppi parlamentari e tutto sarà più chiaro domani pomeriggio, dopo l’elezione dei capigruppo: alle 14,00 al Senato e alle 15,00 alla Camera. Fino ad allora, tuttavia, «non sono escluse sorprese», avvertono fonti parlamentari dem. Venerdì, le nuove capigruppo si presenteranno ufficialmente al partito nel corso della riunione della direzione nazionale che sarà convocata nelle prossime ore.

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