Cosa al centro. O al cosiddetto riformismo o come dice Calenda ai liberal-democratici: «Più che di centro parliamo di alleanza del buon governo, ma se cerchiamo di costruirla sommando leader o esponenti politici a vario titolo classificabili come tali, probabilmente non arriveremo da nessuna parte. Se, invece, cominciamo un lavoro serio di perimetrazione di quella che una volta si sarebbe chiamata piattaforma politica, allora potremo realizzare un raggruppamento contro il velleitarismo di certa politica di questo ultimo quinquennio».
Lo dice Giovanni Toti, presidente della Regione Liguria e fondatore di Italia al Centro, in un’intervista a La Nazione.
Per Toti le coalizioni attuali sono lontane da questo polo, «si sono entrambe allontanate da questo paradigma». Comunque «confrontiamoci sulla piattaforma e vediamo se questo nostro rassemblement è più coerente con il centro-destra, con il centro-sinistra o con nessuno. Devono anche essere loro a dirci che cosa vogliono fare, perché se c’è confusione al centro c’è altrettanta confusione a destra e sinistra»
Sui possibili interlocutori, Toti chiosa «Non escludo nessuno dall’interlocuzione, però alcune forze politiche non sono compatibili con la piattaforma che intendo io. Di Maio lo stimo come ministro degli Esteri, ma come leader politico non so dove voglia andare».
Renzi e Calenda appaiono, però, vicini alle sue posizioni. «Dal punto di vista del programma sicuramente. Carlo ha mostrato coraggio a Roma e ha avuto un discreto successo: può essere certamente un interlocutore, ma deve abbandonare l’idea della corsa in solitaria un po’ elitaria. Renzi si muove a zig zag, anche con convergenze significative in Parlamento, ma si tratta di capire che cosa voglia fare».