Mario Giro: "Battersi per la pace, troppi pensano che le guerre siano ineluttabili"
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Mario Giro: "Battersi per la pace, troppi pensano che le guerre siano ineluttabili"

Un'intervista sull'invasione russa dell'Ucraina all'ex Ministro degli Affari Esteri Mario Giro, membro della comunità di Sant'Egidio

Mario Giro: "Battersi per la pace, troppi pensano che le guerre siano ineluttabili"
Mario Giro
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25 Febbraio 2022 - 14.57


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di Antonello Sette

Mario Giro, che cosa si può fare, ora che l’invasione russa dell’Ucraina è un fatto compiuto ed è già cominciata la conta delle vittime civili e militari?

È una domanda difficile, perché in questo momento, mentre le armi parlano, sembra che non ci sia nessuna possibilità di negoziato – dice l’ex viceministro degli Affari Esteri Mario Giro che dal 1975 fa parte della comunità di Sant’Egidio – Bisogna, invece, cercare di non estremizzare ed enfatizzare la già gravissima situazione e provare a ricostruire, magari anche attraverso canali diplomatici confidenziali, un dialogo. Sappiamo tutti che la guerra non risolverà nessun problema, né quello dei russi né, naturalmente, quello della stabilità europea. Che sia tornata in Europa una guerra così pesante è un fatto gravissimo e luttuoso per tutti. E, considerazione non secondaria, dobbiamo fare di tutto per non far scivolare la Russia nell’abbraccio con la Cina.

Quale è in questo drammatico momento il ruolo della Comunità di Sant’Egidio?

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Il ruolo della nostra Comunità è già stato quello di aver organizzato l’unica manifestazione per la pace, prima che la guerra iniziasse e di rinnovare un discorso di pace, di cui si era persa traccia, non solo perché non esiste più il movimento pacifista, ma anche perché negli ultimi due decenni si è cominciato a pensare che la guerra sia ineluttabile. Ci si è abituati alla guerra. Ci sono state troppe guerre intorno a noi e, alla fine poi, della serie quando brucia la casa del vicino, brucia anche la tua, è tornata una grossa guerra, in cui è coinvolta una superpotenza, anche nel cuore dell’Europa. Questa è una notizia veramente drammatica. 

Voi della Comunità di Sant’Egidio pensate di poter fare in concreto qualcosa?

Continueremo, innanzi tutto, a parlare di pace e a cercare di tenere aperta la possibilità del ripristino di un dialogo fra due popoli, che sono popoli fratelli. La Comunità di Sant’Egidio è presente sia in Ucraina che in Russia.

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Le sanzioni posso essere d’aiuto alla causa della pace?

Penso che sia molto difficile. Oltretutto, le economie sono strettamente interconnesse e si rischia di trasformare le sanzioni in un boomerang.

Lei si è stupito quando la guerra è scoppiata o capiva che era nell’aria?

Sicuramente era nell’aria, ma tutti abbiamo sperato sino all’ultimo che non si arrivasse al punto in cui siamo. Ora, purtroppo, diventa tutto più difficile.

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