La terza guerra mondiale sarà vinta per motivi economici e sociali
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La terza guerra mondiale sarà vinta per motivi economici e sociali

Se la Russia riesce ad aggirare le sanzioni con una certa facilità e a trovare sostegno o, almeno, una neutralità prudente in troppi paesi, non è per i begli occhi di Putin.

La terza guerra mondiale sarà vinta per motivi economici e sociali
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1 Marzo 2024 - 01.07


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di Beatrice Sarzi Amade

Se la Russia riesce ad aggirare le sanzioni con una certa facilità e a trovare sostegno o, almeno, una neutralità prudente in troppi paesi, non è per i begli occhi di Putin. Eccetto pochi abitanti che governano la propaganda di Mosca senza riflettere, il problema è piuttosto quello dell’ipocrisia occidentale, che troppo spesso predicava grandi principi, “adagiandosi” quando erano in gioco i loro interessi. Se vogliamo iniziare a essere onesti, sicuramente abbiamo il dovere di denunciare la natura bugiarda e mafiosa della propaganda russa, che si dichiara amica del popolo, mentre gli oligarchi russi si stanno crogiolando in un mondo di avidità, saccheggio e disuguale distribuzione del reddito in seno al proprio popolo. Mentre altrove, specialmente in Africa, non se ne parla nemmeno.

Ma, soprattutto, bisogna cambiare atteggiamento per essere più giusti, nella forma e nello sfondo. I vertici economici mondiali in questa settimana offrono un’opportunità. Tanto di cappello a Emmanuel Macron per aver capito e controllato la zecca. Mentre il G20 si riunisce in Brasile, a livello di ministri dell’economia, l’OMC cerca di concludere un nuovo round ad Abu Dhabi. E come per quasi un quarto di secolo, è bloccato. Solo che, stavolta, l’India ha esplicato una precisa e legittima affermazione: gli USA dovrebbero porre fine al blocco della famigerata “Camera Verde”, l’organo di risoluzione delle controversie, una sorta di tribunale che tiene conto dei principali tipi di diritti esistenti sul pianeta (legge anglosassone, codice napoleonico, legge islamica e tradizione indù tra gli altri) per decidere le differenze che possono sorgere tra gli Stati sulle interpretazioni delle regole adottate dall’OMC. Chiaramente, è il primo tribunale mondiale a prevedere sanzioni per far rispettare le leggi commerciali internazionali e gli Stati Uniti, per esempio, potrebbero essere condannati per una denuncia da parte di un piccolo paese. Da Obama in poi, gli Stati Uniti hanno bloccato la nomina di nuovi giudici. Penso che la rivendicazione dell’India – e di molti altri paesi – sia del tutto legittima.

Certamente, in un momento in cui gli arsenali nucleari ronzano in tutto il pianeta, capisco che gli Stati Uniti vogliano rimanere padroni dell’orologio, ma se pretendiamo di difendere la democrazia, non possiamo essere d’accordo. Il multilateralismo deve essere la regola e nessuno Stato può pretendere di essere al di sopra della legge. L’avventura di Trump lo ricorda in modo spettacolare. D’altra parte, visto che parliamo di guerra, se vogliamo rovesciare il bugiardo discorso russo che sta volando nel terzo mondo, dobbiamo dire la verità e agire senza ipocrisia. Ricordiamoci che, per vincere la Seconda guerra mondiale, l’Occidente – e l’Europa in particolare – lasciò andare l’Oriente su un punto chiave della sua prosperità, accettando la fine del colonialismo. Unirsi all’India e ad alcuni paesi emergenti nel gettare le basi di una governance globale più giusta sembra ora assai appropriato.

La posizione di principio di Bruno Lemaire al G20 va nella stessa direzione: creare un coordinamento globale per tassare i ricchi, eliminando le possibilità di evasione fiscale. Al di là dell’aspetto morale e giusto, questo è un grande passo avanti verso una migliore governance globale e un grande calcio nel didietro dei despoti miliardari in stile Putin, che mettono le democrazie in pericolo mortale. Questo è un vero punto di rottura, potenziale scontro tra Putin (noto come detentore nascosto di uno dei più grandi patrimoni mondiali, al punto che si parla di 200 miliardi di dollari) e i suoi oligarchi con paesi emergenti come il Brasile che giustamente chiedono più giustizia sociale.

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