Bettini (Pd) archivia Renzi: "Con Zingaretti e Letta si è ripreso cammino"
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Bettini (Pd) archivia Renzi: "Con Zingaretti e Letta si è ripreso cammino"

Il dirigente del Pd: "Il partito è di nuovo al centro del sistema politico e pilastro del governo di emergenza. Letta fatto in pochi mesi più di quello che tanti avevano sperato"

Bettini (Pd) archivia Renzi: "Con Zingaretti e Letta si è ripreso cammino"
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5 Gennaio 2022 - 17.04


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Non parla di Renzi come malattia del Pd (come ha fatto D’Alema) ma nella sostanza lo attacca. E dice implicitamente che con Renzi tutto si era fermato.

“Con Zingaretti e Letta si è ripreso cammino, Pd di nuovo al centro del sistema politico e pilastro del governo di emergenza. Letta fatto in pochi mesi più di quello che tanti avevano sperato. Ora siamo alla premessa per tentare una vera svolta”. 

Così Goffredo Bettini, dirigente nazionale del Pd.

“Il lavoro è di lunga lena. Altro che schematici posizionamenti! C’è bisogno di una rivoluzione culturale. Essa chiama in causa la decadenza della scuola e dell’università; la povertà della vita interna dei partiti; la cattiva selezione delle classi dirigenti; la scarsezza di esempi che giungono dall’alto. Per certi aspetti l’elezione del Presidente della Repubblica può essere una verifica”.

La baruffa Renzi e D’Alema

 ”In questi giorni si è consumata una ennesima baruffa politica” quella tra Massimo D’Alema e Matteo Renzi che Goffredo Bettini “banale, superficiale e fuorviante”.

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“Nessuno, tuttavia, faccia il ‘verginello’. Se, infatti, è cruda la definizione del renzismo come un’infezione da curare, altrettanto ho trovato intimamente violenti e illiberali gli appelli di Renzi (e anche di Calenda) per distruggere il M5s”. 

Bettini ricorda come la “sinistra italiana” dopo il crollo del Muro si sia concentrata “soprattutto, nella conquista del governo” e “D’Alema in quel periodo è stato l’ispiratore fondamentale di una politica di unità e in grado di vincere”.

“Per vari motivi, dopo il tentativo breve, sfortunato, visionario e nel medesimo tempo contraddittorio di Walter Veltroni, la tradizione di quella prestigiosa sinistra oggettivamente perse ogni forza propulsiva: non vi fu capacità espansiva elettorale da parte del Pd e lo schema di alleanze apparve sostanzialmente povero e indifeso rispetto alla prima crescita del populismo. Ecco l’irruzione di Renzi.

Non come l’insorgere patologico di una malattia, ma come una risposta, nel modo a lui congeniale, di una crisi profonda della sinistra italiana” ma poi “lo stesso Renzi, a un certo punto e rovinosamente, ha perduto la rotta. Siamo arrivati così alle ultime elezioni politiche: il 18% dei consensi per il Pd e il più totale isolamento politico”.

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