Cacciari: "Legge Zan e Ius Soli? Con questa maggioranza sono pretese velleitarie"
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Cacciari: "Legge Zan e Ius Soli? Con questa maggioranza sono pretese velleitarie"

L'ex sindaco di Venezia: "Non c’è mai una parola rassicurante. Bisognerebbe cominciare a parlare di come ne usciremo e di quando si potrà riprendere a vivere"

Massimo Cacciari
Massimo Cacciari
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9 Aprile 2021 - 17.22


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di Antonello Sette 

Cacciari, due mesi fa, poco dopo l’avvento del nuovo Governo, ci aveva detto “Draghi non sarà il salvatore della patria, ma farà. io penso bene, quello per cui è stato chiamato: spendere presto e bene i soldi del Recovery Fund e predisporre un piano vaccinale degno di questo nome”. Tutto ok o qualcosa non torna?
Il piano vaccinale non procede con la rapidità e, tantomeno, secondo l’ordine che ci si augurava – osserva l’ex Sindaco di Venezia rispondendo all’Agenzia SprayNews – Ogni Regione ha deciso protocolli propri e separati. Lo stesso Draghi ha ammesso che non si è proceduto secondo ragione, lasciando in molti casi indietro le categorie più esposte e a rischio come gli anziani. C’è uno scaricabarile che rende praticamente impossibile stabilire le responsabilità. Pesano problemi istituzionali che impediscono una collaborazione proficua fra i vari livelli dello Stato. Per quanto riguarda il Recovery Fund, ancora non si sa nulla. Bisogna aspettare.
A proposito del mancato rispetto di un ordine logico nelle vaccinazione, è forse anche colpa dell’abitudine tipicamente italiana a saltare la fila?
Nessuno salta la fila. Non è mica una questione di maleducazione o di insensibilità etica, come durante la fila al supermercato o per acquistare il biglietto del cinema. Ora non ti scavalcano più neppure lì. La gente va a farsi vaccinare sulla base di una prenotazione. Nessuno può andare a farsi vaccinare sorpassando qualcun altro per una scelta personale. Non è una prevaricazione soggettiva. E’ un ragionamento totalmente assurdo. La verità è che alcune Regioni non hanno rispettato l’ordine che, a quanto pare, avrebbe voluto Draghi. Se un giovane di venti anni è andato a vaccinarsi non ci è andato perché ha saltato la fila, ma perché poteva. 
La sto intervistando mezz’ora dopo essermi vaccinato con Astrazeneca. In genere sono una persona razionale, ma stamattina avevo più paura che il primo giorno dell’esame di maturità. Tutto quello che potevano fare per terrorizzare fino all’ultimo i vaccinandi lo hanno fatto, senza trascurare nulla…
Questa cosa dell’Astrazeneca è una cosa dell’altro mondo. Prima dovevi fare tutte le prove possibili e poi vaccinare la gente tranquillamente. E invece, una volta va bene per tutti, una volta solo sopra una certa età, un’altra volta aspettiamo ancora, e poi di nuovo va bene per tutti. E lei vuole che la gente sia tranquilla? E’ una comunicazione assurda. Pazzesca. C’è poco da fare. E anche qui di chi è la responsabilità?  Del politico che non decide, dell’autorità sanitaria che non sa che pesci pigliare o di qualcun altro? E’ la Repubblica fondata sullo scaricabarile. E’ evidente, peraltro, che stiamo parlando di vaccini sbucati come funghi dal nulla nel giro di un anno. Del resto non si era mai vista un’emergenza di questo genere ed era inevitabile una sorta di sperimentazione di massa, chiamiamola così, ma i rischi, anche dai dati che ho visto in Inghilterra, sono bassissimi e coincidono con quelli di una qualsiasi campagna di vaccinazione.
Passiamo alla politica propriamente detto. Si sta facendo una grande fatica ad approvare la Legge Zan contro l’omotransfobia. Eppure è solo una norma di civiltà…
Non è il tempo di leggi fra virgolette ideologiche. Non è il tempo delle riforme. Un Governo, come quello in carica, non può prendere decisioni su materie che vedono le forze politiche, che lo compongono, tradizionalmente divise. Sono velleitarismi, come quello di Enrico Letta sullo Ius Soli. Si figuri se io non sono d’accordo, ma non si può ragionevolmente pensare di portarlo in porto con Matteo Salvini al Governo.
Che cosa l’ha fatta più arrabbiare in questi giorni?
Quello che mi fa più arrabbiare è questa comunicazione terroristica e la responsabilità di tutti, non solo di Speranza o di chissà chi altro. Il messaggio che viene trasmesso alla gente, di per sé esasperata, è che dall’inferno non usciamo più. Lei lo sa quando ne usciremo? Quando non ci sarà più un morto? Quando non ci sarà più anche un solo malato? E’ un messaggio che insiste esclusivamente sui morti, sui feriti e sulle terapie intensive. Non c’è mai una parola rassicurante. Bisognerebbe cominciare a parlare di come ne usciremo e di quando si potrà riprendere a vivere. Insomma qualche parola di speranza e di fiducia non guasterebbe. Anzi. Anche al tempo delle guerre più guerre non si parlava solo dei morti e dei feriti, ma anche di quello che sarebbe successo, una volta arrivata la pace.
Ieri il neurologo Antonio Guidi mi parlava degli effetti psicologici devastanti prodotti dal catastrofismo e dall’incertezza…
E’ proprio questo che volevo dirle. Ho appena finito un seminario on line con il Presidente di una società psicanalitica che denunciava le sofferenze e i disagi tremendi dei bambini che non capiscono neppure un solo perché della loro nuova vita. Non capiscono perché non possono andare a scuola e perché non possono più vedere i loro compagni e i loro amici. Costretti a restare, come sono, in casa dalla mattina, accanto a genitori magari esasperati perché hanno perso il lavoro ovvero la loro unica forma di sostentamento. Per non parlare della disuguaglianza di genere che questa perenne emergenza sta producendo con il novanta per cento del disagio ovviamente scaricato sulla donne. Ci piaccia o non ci piaccia. I bambini nella stragrande maggioranza dei casi vivono una situazione di sofferenza estrema perché oltretutto la loro casa non è adeguata, i servizi non sono adeguati e anche i genitori non sono adeguati perché vivono perennemente sull’orlo di una crisi di nervi e di disperazione. Siamo un organismo unico e non possiamo pensare che l’organismo stia bene se curiamo solo il fegato, mentre tutto il resto va in malora. La comunicazione è concentrata esclusivamente sul Covid, che peraltro, lo sappiamo benissimo, interessa solo il dieci per cento della popolazione: gli anziani e gli anzianissima. Ci sono anche i bambini, sempre di meno, ma ci sono. Bisognerebbe sentirlo il loro grido di dolore, La priorità assoluta, al punto in cui siamo, è l’apertura delle scuole. I bambini devono andare a scuola prima della fine dell’anno scolastico, almeno per un mese. Si organizzino. Vaccinino tutti gli insegnanti. Vaccinino i bambini. Facciano quel c….che vogliono, ma i bambini devono tornare a scuola. Almeno per trenta giorni. Prima dell’estate.

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