Nuovi espulsi e ricorsi nel M5s: qual è il progetto da cui ripartire?
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Nuovi espulsi e ricorsi nel M5s: qual è il progetto da cui ripartire?

Alcuni parlamentari sono stati espulsi per non aver partecipato alla fiducia per Draghi, altri faranno ricorso contro l'allontanamento. Basterà Conte per risollevarsi?

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3 Marzo 2021 - 08.36


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Non sono ancora definitivamente risolte le questioni interne al Movimento 5 Stelle: dopo due giorni dal sì di Giuseppe Conte al progetto di rifondazione di Beppe Grillo, pesa ancora la questione ‘espulsi’.

Oggi è stata formalizzata la ‘cacciata’ di tre deputati che non hanno partecipato alla fiducia verso Draghi .

Sono Yana Ehm, Cristian Romaniello e Simona Suriano, già conteggiati nel gruppo dei quaranta dissidenti, il giorno del voto.

Nella stessa giornata arriva la notizia del ricorso di alcuni parlamentari ‘allontanati’ che, in parte, si rivolgono alla commissione Contenziosa del Senato e in parte annunciano un ‘arrivederci’ in tribunale.

I primi denunciano violazione dei principi costituzionali e del regolamento del Senato. Mentre risarcimento per danno all’immagine e per l’impedimento di un legittimo diritto stabilito dallo Statuto (quello di poter ripetere entro 5 giorni la votazione su Rousseau per stabilire l’adesione o meno al nuovo esecutivo guidato da Mario Draghi) sono le richieste che prenderanno corpo nella causa civile che si prospetta.

E i tempi sembrano brevissimi: entro giovedì dovrebbe essere formalizzata la richiesta a Palazzo Madama, la settimana prossima quella davanti al giudice ordinario.

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“Annullare, previa sospensione, i provvedimenti impugnati” reintegrando i senatori nel gruppo del Movimento 5 Stelle perché si tratta, secondo i ricorrenti all’organismo interno del Senato, di violazione della Costituzione oltre che del regolamento di Palazzo Madama (si fa riferimento al principio democratico, al diritto alla libertà di espressione, al principio del metodo democratico dei partiti politici e anche al principio di democraticità dei Gruppi parlamentari ai sensi degli articoli 14 e 53 del Regolamento del Senato della Repubblica), è la strada che si chiede di percorrere all’organismo preposto di palazzo Madama.

“Quando il parlamentare si trova al cospetto di una questione di coscienza (come potrebbe essere, ad esempio, il votare a favore o contro un nuovo Esecutivo chiedendosi se lo stesso rispecchia la volontà dei propri elettori…) dovrà sempre ricercare un punto di equilibrio (o di mediazione) tra la propria coscienza (ergo le proprie decisioni) e il volere dei cittadini che rappresenta”, si legge nel testo.

“In altri termini, la fuoriuscita di un parlamentare dal Gruppo parlamentare cui è stato assegnato in ragione del voto popolare può avvenire solo per una libera scelta dell’interessato, rappresentando in tal caso (e solo in tal caso) una libera modalità di esercizio della rappresentanza della Nazione.

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In ogni altro caso, tale fuoriuscita, frutto di una costrizione esterna alla volontà del singolo parlamentare, costituisce un attentato alle scelte democratiche del Corpo elettorale”, è l’argomentazione che si aggiunge facendo, fra l’altro, notare: “Anche volendosi ammettere la legittimità di una siffatta previsione, e degli atti che ne discendono, nel nostro caso nessun riferimento alla volontà del Capo politico può venire in rilievo, atteso che il Movimento, al momento di comminazione della sanzione nei confronti degli esponenti non aveva alcun Capo politico”.

È “con votazione del 17 febbraio 2021, l’assemblea degli iscritti al Movimento ha ratificato l’eliminazione di ogni riferimento” a questa figura. Sugli espulsi e sulla possibilità, circolata in queste ore, di un loro possibile reintegro si concentrano, intanto, i malumori della gran parte di coloro che, fra Camera e Senato, hanno appoggiato la nascita del nuovo esecutivo: ‘non è stata una scelta facile e ci abbiamo messo la faccia, mentre gli altri non lo hanno fatto e magari passano per eroì, è il ragionamento.

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E la linea dura verso i fuoriusciti sembra prevalere. Sui ‘dissidenti’ e sulla possibilità di riannodare le fila – se Conte dovesse ritenere operativamente percorribile il progetto delineato nel vertice di domenica, con Beppe Grillo e i big del Movimento – probabilmente si rifletterà più in là, osservano fonti addentro al cambiamento, valutando magari caso per caso.

Ora le questioni sul tappeto, al netto dei temi di fondo della rinnovata forza politica cui si guarda, sembrerebbero operativamente più legati alla modifica dello statuto, alla struttura della guida di M5s e al tema del simbolo.

Conte, dai più, viene immaginato come nuovo capo politico affiancato da una segreteria, ma sul tavolo ci sono anche le decisioni degli Stati generali con la scelta di una guida a cinque per il Movimento. E poi ancora, il rapporto con Rousseau e il vincolo del secondo mandato per gli eletti.

 

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