Zaia non fa autocritica ma accusa la variante inglese: "Il Veneto resta un modello"
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Zaia non fa autocritica ma accusa la variante inglese: "Il Veneto resta un modello"

Dopo aver emarginato Crisanti le discutibili scelte del presidente del Veneto sotto accusa per il picco dei contagi

Zaia e Crisanti
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10 Gennaio 2021 - 10.48


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La gestione della pandemia in Veneto sembrava nella prima fase essere stata una delle migliori in Italia, grazie al “modello Crisanti” adottato dal presidente del Veneto Luca Zaia, che si era preso i complimenti di tutti.

Ad agosto, con l’arrivo della seconda ondata, l’addio del microbiologo, che accusava Zaia di affidarsi a “coloro che reputano morto il virus”.

A quel punto la linea del presidente della regione diventa meno rigorista, ma da ciò che si può vedere adesso le restrizioni adottate non hanno avuto l’esito sperato, visto che il Veneto risulta essere in cima a tutti gli indici di contagio, con un picco di contagi e morti paragonabile alla Lombardia.

Zaia comunque sembra non volersi prendere responsabilità, additando la colpa della grande incidenza del virus alla variante inglese, che avrebbe colpito maggiormente la sua regione.

Non si spiega però come i contagi siano saliti soltanto in Veneto e non nelle altre regioni.

In un’intervista, il governatore del Veneto Luca Zaia  esordisce parlando dei preoccupanti dati.

 “Il valore così alto dell’incidenza (dei contagi), 972 positivi per 100 mila abitanti, dipende dal numero di test molecolari. Ci sono regioni che ne fanno 400 al giorno e trovano 40 positivi. Noi ne facciamo in media 20 mila”.

Inoltre, spiega “nella mia regione i genetisti dell’Istituto zooprofilattico delle Venezie hanno scoperto 8 mutazioni. Delle due tipicamente venete non sappiamo molto, le stiamo ancora studiando. La variante inglese è molto più contagiosa delle altre. Può essere questo il ”fattore x”.

“Con i medici di base e le 57 unità Usca abbiamo distribuito 40 mila saturimetri, le terapie a casa funzionano. Il sistema sanitario veneto sta rispondendo bene, non c’è un solo paziente Covid lasciato a terra pur continuando a curare gli altri 7mila ricoverati per altre malattie. Quest’anno abbiamo registrato il record di operazioni di trapianto, continua l’immigrazione sanitaria intraregionale e siamo i primi in Italia per capacità di vaccinazione. Ribadisco il concetto: siamo ancora un modello”, afferma Zaia che sottolinea: “Il governo ci deve venire incontro con i ristori”.

“Il Veneto – spiega – ha 600 mila imprese, il turismo vale 18 miliardi. Da quando c’è il Covid abbiamo perso 65 mila posti di lavoro e temiamo cosa succederà quando sbloccheranno la possibilità di fare licenziamenti. I ristori del governo devono riconoscere, almeno in parte, la quota di fatturato perso. Altrimenti rischiamo l’ecatombe economica”.

 

 

 

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