Il commissario Arcuri: "Pronti a un nuovo picco ma non sarà l'apocalisse"
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Il commissario Arcuri: "Pronti a un nuovo picco ma non sarà l'apocalisse"

Il commissario: "Valutiamo un rimborso alle aziende per lo stock di mascherine"

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29 Aprile 2020 - 10.08


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Con i ventilatori e le terapie intensive “siamo attrezzati a reggere picchi anche superiori a quelli della prima fase dell’emergenza; l’apocalisse non la regge nessuno, ma siamo tutti convinti che non ci sarà”. Così il commissario Domenico Arcuri. “Abbiamo ora circa 1.980 posti occupati in terapia intensiva su una disponibilità di 9 mila, abbiamo distribuito 4.200 ventilatori e potremmo raddoppiare il numero in pochi giorni – aggiunge -, ma non solo per ora non servono, ma non sappiamo dove saranno gli eventuali maggiori focolai” nella Fase 2.

Arcuri affronta poi la questione del costo delle mascherine. “Per le mascherine abbiamo fissato un prezzo massimo di vendita, non di acquisto. Rassicuro che l’obiettivo di calmierare il prezzo non è ostile all’obiettivo di attrezzare una filiera italiana e sostituire con essa prodotti che siamo costretti a importare”. 

“Stiamo ragionando – spiega – che per le mascherine in magazzino le aziende non abbiano a rimetterci, pensando a forme di ristoro se hanno comprato a un prezzo più alto (prima del prezzo calmierato, ndr). Da domani però non potranno comprare a un prezzo più alto, altrimenti avranno a rimetterci”.

Arcuri, in video audizione alle Commissioni Finanze e Attività produttive della Camera, aggiunge: “La situazione economico finanziaria è conosciuta, la crisi (da coronavirus) ha anzitutto caratteristiche, dimensione e durata del tutto imprevedibile, comuni a quelle di altre vissute nei decenni scorsi. La sua specificità è la ‘disordinata durata’: non riusciamo a prevedere per quanto tempo le attività economiche e sociali saranno condizionate e dovranno essere limitate”. 

Il commissario spiega: “Alla fine dell’estate potremo liberarci di questo fardello (gli acquisti all’estero, ndr) e dire che abbiamo il 100 per cento di dispositivi di protezione individuale (dpi) prodotti in Italia, al momento è un quarto. Penso che in 40 giorni non io, ma gli italiani abbiamo fatto un buon lavoro”.

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