Prodi ne è certo: "Bonaccini vincerà" e sul Quirinale dice...
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Prodi ne è certo: "Bonaccini vincerà" e sul Quirinale dice...

Il Professore al Corriere: "Il Colle? Non ci ho mai puntato e non ci penso certo ora. E poi quei 101 ci sono ancora....".

Prodi e Bonaccini
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10 Gennaio 2020 - 08.23


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“Penso che Bonaccini vincerà e, in ogni caso, le ricadute del voto dipenderanno piuttosto dai possibili nuovi equilibri dentro le forze di maggioranza e di opposizione”. Così Romano Prodi in un’intervista al Corriere della Sera.

Salvini che vuole liberare l’Emilia-Romagna? “Ma liberarla da cosa?”, risponde il Professore. “L’Emilia-Romagna è una terra libera. E per di più qui ci sono redditi più elevati e maggior tasso di occupazione. Vogliamo parlare degli investimenti della Lamborghini, della Philip Morris? I dati economici dell’Emilia sono migliori del resto del Paese. È in questa regione che ci sarà la maggior concentrazione di big data in Italia. Due terzi dei computer del futuro sono destinati all’Emilia-Romagna. E il fatto che tanti vengano a curarsi nelle nostre strutture sanitarie? Sarà anche merito di chi ha governato”.

Secondo l’ex premier, “Salvini di tutto vuole parlare tranne che del governo emiliano. Non gli conviene”.

Il Professore nega poi di essere dietro il movimento delle Sardine, come alcuni sospettano. Andrà in piazza con loro il 19? “No, perché non voglio danneggiarle. Magari fossi stato in grado io di creare un movimento del genere”. Saranno determinanti per Bonaccini? “Di sicuro hanno condizionato Salvini. E penso che stiano convincendo la gente ad andare a votare”.

Quanto al Colle, “non ho mai puntato alla presidenza della Repubblica. E non ci penso certo ora. Peraltro, quegli oltre 101 che in Parlamento votarono contro di me, ci sono ancora”, risponde Prodi.

Sulla politica internazionale, l’ex premier chiede uno scatto all’Europa debole e all’Italia isolata. Sull’Ue: “finché procediamo separati. Questa impossibilità di trovare una linea comune produce la paralisi”. L’Italia “ha perso il ritmo. La politica estera richiede continuità”.

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