Renzi, tra astensionismo e parlamento paralizzato
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Renzi, tra astensionismo e parlamento paralizzato

Il dato più inquietante che ci mostrano queste elezioni regionali è ovviamente l’avanzata del partito dell’astensione, soprattutto in Emilia Romagna [Giancarlo Governi]

Renzi, tra astensionismo e parlamento paralizzato
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24 Novembre 2014 - 15.47


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di Giancarlo Governi

Il dato più inquietante che ci mostrano queste elezioni regionali è ovviamente l’avanzata, che sembra inarrestabile, del partito dell’astensione. Soprattutto nella regione storicamente più politicizzata d’Italia, l’Emilia Romagna.

Una volta si diceva che gli italiani erano il popolo più affezionato al voto, quello che correva più volentieri alle urne, conseguenza di una lunga astinenza durante il famigerato ventennio. Ora invece la disaffezione sembra inesorabile. Le cause sono note: la caduta delle ideologie e dei partiti che a loro si ispiravano. La decadenza della politica che ha mandato in Parlamento gente sempre più impreparata e ignorante designata dalle segreterie dei partiti e non scelta dal voto di preferenza. Lo spettacolo indegno che i politici danno nei talk show televisivi divenuti una succursale del Parlamento, senza regole e senza obiettivi se non quello di darsi visibilità.

Una volta l’eletto si sentiva il rappresentante degli elettori e manteneva per tutto il suo mandato un rapporto diretto con il suo collegio. Ora nessuno sa più chi è il “suo” deputato o il “suo” senatore, per cui è venuto a mancare ogni legame politico diretto. La Rete ha dato una parvenza di partecipazione democratica e l’illusione della realizzazione di quella che è stata una utopia: la democrazia diretta. La Rete purtroppo è diventata ben presto uno sfogatoio di tutti gli scontenti e l’illusione di contare e di competere alla pari con tutti. Per cui la Rete anziché diventare un elemento di unione, di discussione fattiva e di consenso è diventata una sorta di “tutti contro tutti” e di disgregazione di ogni comune sentire.

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Tutto questo in un momento in cui governare è più che mai necessario, in un momento in cui si dovrebbero affrontare riforme colpevolmente rimandate per decenni, in un momento in cui il rinvio è la soluzione più deleteria per la nostra economia e per il rilancio dell’Italia.

E qui non posso non tirare in ballo Renzi, il quale ha messo sul tappeto un numero impressionante di leggi e di riforme, tutte quelle che negli ultimi venti anni nessuno è riuscito a fare, ma che si impantanano regolarmente nei due rami del Parlamento, per cui in Italia si governa a forza di decreti legge che difficilmente riescono a diventare leggi e con il ricorso al voto di fiducia.

A questo punto, se si vuole uscire da questa pericolosa impasse, non c’è che da ricorrere alle urne dopo aver modificato la legge elettorale. Sì, ma come riuscirà Renzi a far passare la sua legge elettorale in una situazione del genere? E inoltre come riuscirà questo Parlamento a eleggere il sostituto di Napolitano quando soltanto un anno e mezzo fa furono costretti a chiedere con il cappello in mano al Presidente della Repubblica di rimanere ancora al Quirinale?

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