Sentenza Berlusconi: il Pdl trasforma una questione tecnica in caso di Stato
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Sentenza Berlusconi: il Pdl trasforma una questione tecnica in caso di Stato

I due anni di interdizione stabiliti oggi in Corte d'Appello a Milano vengono fatti passare dagli uomini del Cav. come un nuovo atto persecutorio nei suoi confronti.

Sentenza Berlusconi: il Pdl trasforma una questione tecnica in caso di Stato
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19 Ottobre 2013 - 17.41


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Con la sentenza che ha ricalcolato in due anni la pena accessoria dell’interdizione dai pubblici uffici si avvia verso la fine il processo sul caso Mediaset nel quale Silvio Berlusconi è stato condannato definitivamente a quattro anni di carcere per frode fiscale, tre dei quali coperti da indulto. La decisione odierna della Corte d’appello di Milano ha ritoccato al ribasso i cinque anni di interdizione dai pubblici uffici inflitti in primo e secondo grado dopo che la Cassazione aveva rinviato il procedimento per ridefinire entro i tre anni la pena accessoria per l’ex premier.

L’ultimo, definitivo passaggio sarà la decisione della Cassazione alla quale ricorreranno i legali di Berlusconi per chiedere l’annullamento della sentenza di oggi. Resta il fatto che quella da risolvere in Appello era una questione tecnica e non una ulteriore azione giudiziaria nei confronti del Cavaliere come invece vorrebbero far credere i suoi fedelissimi, i quali come dischi rotti intasano le agenzie esprimendo tutto la loro rabbia per l’ennesima operazione di lesa maestà messa in atto dalla magistratura.

Ecco, tra le tante, alcune voci del coro riportate a titolo di esempio. “Oggi si consuma una ulteriore tappa lungo il cammino dell’uso politico della giustizia. Una aberrazione in uno Stato che si definisce di diritto” osserva Stefania Prestigiacomo. “Berlusconi – prosegue l’ex ministra per le Pari opportunità – resta il leader carismatico del Pdl: nessuna sentenza potrà mai cancellare la fiducia, l’affetto e la riconoscenza che larga parte del popolo italiano nutre per lui”.

Non è da meno un’altra ex ministra. Dice Maria Stella Gelmini: “Che in Italia certa magistratura preferisca la politica al proprio mestiere e faccia prevalere pregiudizi a giudizi è comprovato dall’accanimento contro Berlusconi”.

Sembra perdere anche solo per un attimo il suo proverbiale aplomb Gaetano Quagliarello: “Se la magistratura entrasse nel dibattito del Pdl sarebbe grave” afferma il ministro per le Riforme escludendo peraltro che la sentenza possa avere dei riflessi sul partito. “Nel Pdl si ragiona per linee politiche che hanno una loro consistenza e una loro autonomia dai giudizi della magistratura”.

Chiude la carrellata il senatore Maurizio Gasparri, vicepresidente di palazzo Madama: “Copione già scritto. A Milano l’accusa chiede e i giudici danno. Ma non sarà il tentativo di eliminare per via giudiziaria Berlusconi a fermare la nostra azione per ristabilire giustizia, democrazia e libertà. Il nostro sostegno è totale. Non ci fermeremo e faremo di tutto per porre fine a questa evidente persecuzione. Berlusconi è il leader del centrodestra e di milioni di italiani”. Per la precisione circa 7 milioni su 46 milioni di aventi diritto al voto, stando alle ultime elezioni.

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