Il Cav dice no alla fiducia: è scontro finale
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Il Cav dice no alla fiducia: è scontro finale

Al Senato si consuma lo strappo tra Berlusconi e Angelino Alfano. Aumentano i dissidenti, ma Silvio va al muro contro muro.

Il Cav dice no alla fiducia: è scontro finale
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2 Ottobre 2013 - 09.02


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Dopo la mezzanotte a Palazzo Grazioli si è tenuto un breve incontro tra Silvio Berlusconi e Angelino Alfano. Al termine del colloquio le posizioni dei due sono rimaste invariate con il segretario del Pdl pronto a votare la fiducia al governo Letta e il Cavaliere intenzionato a sfiduciarlo. Berlusconi è rimasto poi con alcuni dirigenti del partito, come Denis Verdini e Niccolò Ghedini.

Silvio Berlusconi preme per la sfiducia, ma il vicepremier Angelino Alfano non ci sta ed il Pdl si divide. Ieri il rifiuto delle dimissioni dei ministri da parte di Letta, il quale oggi chiederà la fiducia, prima a Palazzo Madama e poi a Montecitorio, con un intervento mirato ad un chiarimento che, indica il Capo dello Stato Giorgio Napolitano, preveda per il governo “uno sbocco non precario” fino al 2015. Un “prendere o lasciare”, senza “trattative”, che fa capire il cauto ottimismo di Palazzo Chigi dopo una giornata convulsa di incontri.

A fine giornata il premier Enrico Letta respinge le dimissioni dei 5 ministri Pdl dopo che per tutta la giornata, in un vertice quasi no stop a Palazzo Grazioli, il segretario Pdl Angelino Alfano e le colombe del partito, compreso Gianni Letta, hanno provato a convincere il Cavaliere a far votare la fiducia al governo da tutto il partito “senza gruppi – spera il vicepremier – nè gruppetti”. Tentando di evitare una rottura anticamera di una scissione del Pdl e della non ancora nata Fi. Ma già nel pomeriggio è Carlo Giovanardi ad annunciare che “i numeri per la fiducia ci sono, siamo anche più di 40, fermi nel voler mantenere l’equilibrio di governo”.

“Rimango fermamente convinto che tutto il nostro partito debba votare la fiducia a Letta. Non ci sono gruppi e gruppetti”, ha detto il segretario del Pdl Angelino Alfano.

“Letta e Napolitano avrebbero dovuto rendersi conto che, non ponendo la questione della tutela dei diritti politici del leader del centrodestra nazionale, distruggevano un elemento essenziale della loro credibilità. Come può essere affidabile chi non riesce a garantire l’agibilità politica?”. Così Silvio Berlusconi.

“Ho scelto la via del ritorno al giudizio del popolo non per i miei guai giudiziari ma perché si è nettamente evidenziata la realtà di un governo radicalmente ostile al suo stesso compagno di cosiddette “larghe intese”, ha scritto Berlusconi. Il Cavaliere spiega di non averlo più voluto sostenere il governo “quando Letta ha usato l’aumento dell’Iva come arma di ricatto nei confronti del mio schieramento. Lì ho capito che non c’era più margine di trattativa”.

“Il Pd (compreso Matteo Renzi) ha tenuto un atteggiamento irresponsabile soffiando sul fuoco senza dare alcuna prospettiva politica”, afferma ancora il Cavaliere nella lettera a Tempi in cui aggiunge: “pur comprendendo tutti i rischi che mi assumo, ho scelto di porre un termine al governo Letta”.

“Resistere – spiega ancora l’ex premier – per me è stato un imperativo morale che nasce dalla consapevolezza che senza il mio argine – che come è evidente mi ha portato ben più sofferenze che ricompense – si imporrebbe un regime di oppressione insieme giustizialista e fiscale”. “I settori politicizzati della magistratura sono pervenuti a un’incredibile, ingiusta perché infondata, condanna di ultima istanza nei miei confronti. Ed altre manovre persecutrici procedono in ogni parte d’Italia”.


Berlusconi: “Indecorosa una alleanza Pd-transfughi Pdl”
– Una alleanza tra Pd e transfughi Pdl sarebbe “talmente indecorosa e avvilente che si scontrerebbe con una ripulsa popolare”. Così Silvio Berlusconi, intervistato da “Panorama”. E aggiunge che Napolitano “non darebbe mai l’avallo a un simile esperimento”. Quanto ad una alleanza Pd-M5s, il leader di Forza Italia la definisce “impossibile”.

Giovanardi: “Fiducia a Letta da 40 parlamentari Pdl” – I deputati e senatori che voteranno la fiducia al governo Letta sono circa 40 “basta vedere le loro dichiarazioni pubbliche”. Lo afferma Carlo Giovanardi entrando in Senato. Berlusconi sarà presente al dibattito in Parlamento sulla fiducia? “E’ auspicabile che ci sia e dica le sue ragioni”, aggiunge il senatore.

Montezemolo ai moderati: “Basta irresponsabilità” – “Voglio fare un appello alle persone serie che militano nel centrodestra: questo appuntamento con la responsabilità e con la dignità non potete mancarlo”. Lo ha dichiarato in una intervista a Repubblica il presidente della Ferrari e di Italia Futura, Luca Cordero di Montezemolo, sottolineando che “il rischio di un commissariamento dell’Italia è più concreto, assumerne la responsabilità vuol dire tradire le famiglie, le imprese e i lavoratori”.” Comprendo la lealtà politica, ma nessuno potrebbe giustificare la slealtà verso una nazione che rischia una caduta che non merita”.

Cicchitto: “Proviamo a ricucire, ma sarà dura” – Tempo per tornare indietro ce n’è anche se “sarà dura”. A dirlo in una intervista al Messaggero il parlamentare Pdl Fabrizio Cicchitto, ribadendo che “tutto il Popolo della libertà deve votare la fiducia al governo Letta” e sperando che Berlusconi, sulla posizione diametralmente opposta, colga invece “l’occasione per rimediare ad una serie di situazioni di difficoltà”. Alfano, dice, “dopo molteplici colloqui con il nostro presidente, non ha parlato a caso. Non voglio prendere in considerazione ipotesi di rottura che farebbero comodo alla sinistra”.


Pdl: si lavora a gruppi autonomi, spunta il nome “Nuova Italia”
– Fervono i contatti tra le cosiddette colombe del Pdl per dar vita a dei gruppi autonomi e sostenere il governo Letta in dissenso da Silvio Berlusconi. Al di là delle adesioni, chi si sta occupando di organizzare la scissione, avrebbe già pronto il nome “Nuova Italia” con cui battezzare il nuovo soggetto politico.

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