Bersani: "Col voto dite basta a 20 anni di regressione"
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Bersani: "Col voto dite basta a 20 anni di regressione"

Il candidato premier della coalizione Pd-Sel apre la campagna elettorale: si dice "allibito dal cabaret" e contrario "alla politica personalistica".

Bersani: "Col voto dite basta a 20 anni di regressione"
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17 Gennaio 2013 - 21.38


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Sono in molti a rimproverargli, in questa campagna elettorale lampo, e forse per questo ancora più evanescente delle altre, di non farsi sentire abbastanza. Di farsi seppellire dalle voci degli altri. Ma Pierluigi Bersani, segretario del Partito democratico e a capo della coalizione di centrosinistra Pd-Sel oggi ha detto chiaro e tondo che non ha nessuna intenzione di prendere parte “al cabaret”.

“Sono stufo di essere catalogato ogni giorno: desistenza, Senato, alleanze, Monti”, ha detto snocciolando i grani del rosario di cui si compone la cronaca politica quotidiana, e che crocifiggono il probabile vincitore delle elezioni. “Noi continueremo a parlare testardamente dell’Italia e degli italiani”, dice Bersani. Che ha tutta l’intenzione di provare a giocare una campagna elettorale come l’aveva sognata sulla spinta del grande successo delle primarie. Peccato però che poi Berlusconi ha deciso di scendere in campo. Monti di candidarsi alla guida del centro, Ingroia ha schierato la sinistra-sinistra. E per Bersani la corona s’è fatta sempre meno facile da conquistare, e molto probabilmente il suo invece di un regno sarà il solito chiassoso condominio.

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Ma lui dice: “Saremo noi a vincere, per governare serve il 51%, ma bisogna pensare sempre come se si fosse al 49% perché per fare le riforme non serve la faziosità”. La malizia della cronaca politica porta a leggere in questa affermazione da statista una premessa alla futura alleanza con Monti, che secondo D’Alema ci dovrebbe essere anche se Pd e Sel avranno la maggioranza.

Comunque il Bersani di oggi, nel teatro romano Ambra Jovinelli riempito di giovani generazioni, presentato da tre venti-trentenni che hanno vinto le primarie nelle loro città, è sembrato un leader con i piedi per terra, non spaurito, forte e per niente preoccupato. Sicuro di poter giocare le sue carte proprio opponendosi alla caciara di questa triste campagna elettorale, in cui sembra che il paese abbia riavvolto il nastro per ritornare a prima della cacciata di Berlusconi: “Veniamo da vent’anni di inganno,
leggerezza e insostenibile deriva morale. Il nostro obiettivo è la
riscossa civica e morale e l’onestà, quella cosa che ti consente di
guardarti allo specchio”. “Sono l’unico a non avere il mio nome nel simbolo – ha rivendicato – ed è perché dico basta alla politica personalistica, che è un cancro della democrazia”.

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“Stavolta c’è il Pd, ci sono i progressisti – ha detto Bersani ai “ragassi” – Solo
noi siamo in condizione di caricarsi una alternativa alla destra e a
chiamare a raccolta tutti quelli che voglio costruire una alternativa
alla destra. Ci sono altri capaci di reggere questa sfida? No”. Su questo, è difficile dargli torto.

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