Dopo Milano da bere Lombardia da spolpare
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Dopo Milano da bere Lombardia da spolpare

Quattro componenti su cinque dell’ufficio di presidenza, due assessori leghisti, due consiglieri regionali del Pdl. Al Pirellone sembrano tornati i tempi di Tangentopoli.

Dopo Milano da bere Lombardia da spolpare
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15 Marzo 2012 - 09.26


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Otto indagati in 8 mesi. Da luglio, sono stati indagati o arrestati in Regione Lombardia otto politici. Quattro dell’Ufficio di presidenza: il 20 luglio è iscritto nel registro degli indagati l’ex presidente pd della Provincia Filippo Penati; il 30 novembre finisce in manette il vicepresidente del consiglio Franco Nicoli Cristiani; lo scorso 16 gennaio lo stesso destino tocca all’altro consigliere Pdl Massimo Ponzoni, ancora in carcere a Monza; ora è stato perquisito il presidente leghista del consiglio regionale Davide Boni, indagato per corruzione.

Non tutto ma di tutto. Tra gli inquisiti ci sono anche due assessori leghisti di Formigoni: Daniele Belotti, bergamasco, deve rispondere di concorso in associazione a delinquere nell’inchiesta sugli ultrà dell’Atalanta; Monica Rizzi, bresciana, indagata per trattamento illecito di dati protetti per i falsi dossier a favore di Renzo Bossi. Altro indagato per presunte tangenti, Gianluca Rinaldin, Pdl, per i lavori del lido di Menaggio, a Como. Infine, Nicole Minetti, eletta nel listino di Formigoni, imputata nel Rubygate per induzione e favoreggiamento della prostituzione minorile.

Nicole Minetti, Pdl. Alla fin fine la più pulita è lei. L’ex igenista dentale di Berlusconi, inserita nel listino bloccato del presidente Roberto Formigoni alle ultime elezioni regionali. Per la procura, Nicole Minetti aveva il compito di arruolare le ragazze per i festini ad Arcore, nella villa di Silvio Berlusconi. Induzione e favoreggiamento della prostituzione minorile insieme al giornalista Emilio Fede e all’ex agente dei vip Lele Mora, è l’accusa. La storia di Karima El Mahroug, conosciuta come Ruby. Tra tanti presunti ladri e tangentisti, Nicole almeno “lavorava”.

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Davide Boni, Lega nord. Tangenti da imprenditori per oltre un milione di euro, tra quelle promesse e quelle effettivamente versate. Denaro per ottenere una corsia preferenziale nella costruzione di centri commerciali nell’hinterland, nel periodo -tra il 2005 e il 2010- in cui l’attuale presidente del consiglio regionale Davide Boni era assessore all’Edilizia e al Territorio per la Lega. A chiamare in causa il politico, l’architetto Michele Ugliola e l’ex leghista Marco Paoletti, indagati. Il sospetto della procura è che parte del denaro abbia finanziato la Lega.

Franco Nicoli Cristiani, Pdl. Entra in carcere a Brescia il 30 novembre 2011 e ci rimarrà per quasi tre mesi. Insieme a Nicoli Cristiani, vicepresidente del consiglio regionale, finiscono in manette altre nove persone, tra cui un funzionario dell’Arpa. L’accusa per il politico è di traffico illecito di rifiuti: avrebbe permesso lo smaltimento di rifiuti tossici nel cantiere della Brebemi. Nicoli Cristiani deve rispondere anche di corruzione: nella sua casa i carabinieri trovano centomila euro in contanti, ritenuti dall’accusa una tangente.

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Filippo Penati, Pd. Nel luglio 2011 l’ex presidente della Provincia Filippo Penati, del Pd, è iscritto nel registro degli indagati per corruzione, concussione e finanziamento illecito ai partiti nell’inchiesta sul ‘Sistema Sesto’, un presunto giro di tangenti milionarie per la riqualificazione delle ex aree Falck ed Ercole Marelli. Per il gip è dimostrata «l’esistenza di numerosi e gravissimi fatti di corruzione». Si indaga anche sulla supervalutazione della quota di Serravalle acquistata dai Gavio con una plusvalenza di 179 milioni di euro.

Massimo Ponzoni, Pdl. Il 16 gennaio finisce in carcere Massimo Ponzoni, Pdl, segretario dell’Ufficio di presidenza in Regione, per corruzione, concussione, finanziamento illecito, bancarotta fraudolenta delle società Pellicano e Immobiliare Mais. Per il gip avrebbe ottenuto quasi un milione e mezzo di euro in contanti da imprenditori locali, più terreni e beni vari per quasi due milioni, per le sue immobiliari e (circa 345mila euro) per le campagne elettorali. Nell’ordinanza, anche i rapporti del politico con i clan della ‘ndrangheta.

Gianluca Rinaldin, Pdl. Candidato ed eletto in Regione nel 2010 a Como, quando già la magistratura stava indagando su di lui. Poco dopo Gianluca Rinaldin viene indagato per corruzione, truffa aggravata, finanziamento illecito dei partiti e falso per presunte mazzette legate alla ristrutturazione del lido di Menaggio, sul lago di Como. Nel corso dell’inchiesta Rinaldin finì anche ai domiciliari. Per la procura, il politico ha intascato una tangente da 30mila euro e un finanziamento illecito da 100mila euro.

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Daniele Belotti, Lega nord. Un anno fa Daniele Belotti, assessore leghista al Territorio in Regione, finisce nell’inchiesta sul tifo violento a Bergamo, dove la procura indaga una cinquantina di ultras dell’Atalantaper vari reati tra cui rissa e danneggiamento. Per la procura il politico, indagato per concorso in associazione a delinquere, sarebbe stato l’anello di congiunzione tra istituzioni e curva: sarebbe l’ideologo degli ultrà, il consigliere dei leader della curva. Anche la sua abitazione fu allora perquisita.

Monica Rizzi, Lega nord. Un’attività di dossieraggio per colpire i nemici all’interno del suo stesso partito e favorire l’elezione in consiglio regionale di Renzo Bossi (detto Trota), nel 2010. Per questo Monica Rizzi, assessore a Giovani e Sport in Regione, è indagata dalla procura di Brescia per trattamento illecito di dati personali. La Finanza si presentò nei suoi uffici al Pirellone lo scorso luglio. Secondo l’accusa la Rizzi si sarebbe servita di un agente di polizia giudiziatia infedele per avere accesso a informazioni riservate.

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