Montaruli condannata per "Rimborsopoli", il Pd: "Deve dimettersi"
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Montaruli condannata per "Rimborsopoli", il Pd: "Deve dimettersi"

Il senatore del Pd Enrico Borghi chiede le dimissioni Augusta Montaruli, sottosegretaria del governo Meloni condannata a un anno e sei mesi per uso improprio di fondi pubblici.

Montaruli condannata per "Rimborsopoli", il Pd: "Deve dimettersi"
Augusta Montaruli
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18 Febbraio 2023 - 11.24


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Borse, abiti di lusso, gioielli e cene: l’esponente di Fratelli d’Italia Augusta Montaruli è stata condannata in via definitiva a un anno e sei mesi per l’uso illecito dei soldi pubblici quando era consigliera regionale del Piemonte. Ora, visto che è parlamentare e sottosegretaria del governo Meloni, c’è chi dice sia il caso si dimetta. Lo ha fatto Enrico Borghi con un post.

Queste le sue parole: «La destra dice che Delmastro non deve dimettersi da sottosegretario, in quanto solo indagato ma non condannato. Seguendo questo ragionamento, appare logico che la sottosegretaria Montaruli, condannata in via definitiva (per reati inerenti funzioni pubbliche) debba dimettersi».

La vicenda giudiziaria – Montaruli era entrata in consiglio regionale con il Popolo della Libertà, quando il presidente era Roberto Cota. Insieme ad altri consiglieri era finita nella bufera giudiziaria dopo che la Procura torinese aveva contestato dei rimborsi gonfiati. Le spese riguardavano cene, abiti di lusso, gioielli, borse, ma anche corsi sull’uso dei social network e libri. Gli inquirenti avevano contestato alla Montaruli spese improprie per un totale di 41.552 euro, nel periodo dal 2010 al 2012.

In primo grado era stata condannata a quattro mesi per finanziamento illecito, in quanto si era fatta rimborsare una spesa di un ristorante per duecento euro dove si era tenuto un incontro elettorale con Maurizio Marrone, all’epoca dei fatti suo marito e oggi assessore regionale. Le accuse erano state rilanciare in appello e Montaruli era stata condannata per peculato, per essersi fatta rimborsare secondo l’accusa spese per circa 25mila euro.

Nel novembre 2019 la Cassazione ordina un secondo processo in Corte d’Appello che si conclude il 14 dicembre 2021 con la condanna a un anno e sette mesi.

“Continuo a ribadire la mia innocenza, che peraltro fu riconosciuta dal Tribunale, a Torino, al termine del primo grado di giudizio. D’altra parte in Italia funziona così: c’è l’appello, l’appello bis, la Cassazione. Ma poi c’è la Corte europea per i diritti dell’uomo, alla quale farò sicuramente ricorso”, afferma Roberto Cota, oggi avvocato, dopo la sentenza della Suprema Corte. “Nel ricorso – annuncia Cota – metterò in evidenza specifici profili di violazione delle norme comunitarie in materia di giustizia”.

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