La specializzanda aggredita durante la guardia medica: "Lascerò la professione"
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La specializzanda aggredita durante la guardia medica: "Lascerò la professione"

Adelaide Andriani, 28 anni, aggredita mentre era di turno come guardia medica sabato 7 gennaio dall'accompagnatore di un paziente ha detto di voler lasciare la professione di medico

La specializzanda aggredita durante la guardia medica: "Lascerò la professione"
Adelaide Andriani, aggredita mentre era di turno come guardia medica
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11 Gennaio 2023 - 19.16


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L’ennesima aggressione verso il personale sanitario. La specializzanda aggredita ad Udine annuncia di abbandonare il sogno della sua vita: “Ci stavo pensando da tempo.

Lascerò la professione medica. Questo episodio è stata l’occasione per decidere di fare altro”. Lo ha detto Adelaide Andriani, 28 anni, aggredita mentre era di turno come guardia medica sabato 7 gennaio dall’accompagnatore di un paziente, al vicepresidente della Regione Friuli Venezia Giulia, Riccardo Riccardi. Lo stesso Riccardi ha diffuso la notizie al termine di un incontro con Andriani e la collega Giada Aveni, intervenuta in difesa della collega e autrice della denuncia social dell’episodio con tanto di foto e video.

Ordine medici: stop turni notte da soli per le guardie mediche

 Dopo l’aggressione interviene l’Ordine dei medici, con la proposta di prevedere la presenza dell’Esercito e delle forze dell’ordine innanzitutto nei presidi ospedalieri a maggior rischio perché in aree più disagiate. Si pensa inoltre a uno stop ai turni di notte nelle guardie mediche se il professionista lavora da solo, prevedendo accordi con il 118 per l’assistenza notturna. L’idea è del presidente della Federazione degli ordini dei medici Filippo Anelli, che spiega: “Questo potrebbe rappresentare un modello efficace per contrastare il fenomeno delle aggressioni contro i medici e i sanitari”. 

Udine, la specializzanda vittima del tentato strangolamento: “Lascerò la professione medica”

 Il vicepresidente con delega alla Salute Riccardi, all’uscita dall’incontro con le due dottoresse, ha precisato che “prima di tutto le due donne stanno bene. Hanno parlato con noi di quello che è accaduto e di come hanno vissuto questa brutta esperienza”.

“Ci sono diverse misure su cui dobbiamo lavorare insieme all’Azienda sanitaria per migliorare la condizioni di sicurezza del personale sanitario, ma le principali sono l’aumento della capacità di videosorveglianza e della capacità di vigilanza da parte di qualcuno che possa intervenire”, ha aggiunto Riccardi.

All’incontro ha preso parte anche il direttore generale dell’Asufc, Azienda sanitaria universitaria Friuli Centrale, Denis Caporale. “Fenomeni come questi si stanno ripetendo – ha proseguito Riccardi – viviamo in una società di tensione, ma comportamenti come quelli sono accaduti sono oggettivamente ingiustificabili. Dobbiamo migliorare le condizioni di sicurezza degli operatori, creando delle strutture più sicure, sorvegliate e vigilate – ha proseguito – sia nelle aree urbane, sia in quelle marginali, potenziando la telemedicina”.

“E poi la guardia medica – ha concluso – è un’attività che dovrebbe essere svolta a domicilio, quindi c’è tutta una serie di misure da rivedere, con un investimento nella sanità territoriale”.

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