Morte di Luana D'Orazio, il giudice: "Produttività a scapito della sicurezza"
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Morte di Luana D'Orazio, il giudice: "Produttività a scapito della sicurezza"

Le motivazioni della sentenza con cui il gup ha accolto il patteggiamento della pena per titolare e amministratore di fatto della ditta dove morì in un incidente sul lavoro la giovane mamma 22enne

Morte di Luana D'Orazio, il giudice: "Produttività a scapito della sicurezza"
Luana D'Orazio
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4 Gennaio 2023 - 21.34


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Paese strano l’Italia: ogni anno c’è una strage sul lavoro ma la priorità del governo è stata il Rave, tra l’altro con pene di gran lunga inferiori a chi nel nome del profitto è responsabile della morte dei lavoratori?

In merito alla morte di Luana D’Orazio appare “evidente” come le “diverse manomissioni” al macchinario “sono state poste in attuazione di una medesima strategia imprenditoriale volta alla massimizzazione della produttività a discapito della sicurezza delle fasi delle lavorazioni”.

Lo si legge nelle motivazioni della sentenza con cui il gup di Prato ha accolto il patteggiamento della pena per Luana Coppini e suo marito Daniele Faggi. I due sono rispettivamente titolare e amministratore di fatto della ditta di Montemurlo (Po), dove morì in un incidente sul lavoro la giovane mamma 22enne.

Luana D’Orazio rimase stritolata nell’orditoio a cui era addetta il 3 maggio del 2021. Luana Coppini ha patteggiato due anni di pena, Daniele Faggi un anno e sei mesi, per omicidio colposo e rimozione dolosa delle cautele antinfortunistiche.

Con rifermento alla responsabilità della società, il gup di Prato richiama le considerazioni del consulente della procura, che nella sua relazione aveva quantificato nella misura dell’8% i vantaggi produttivi derivanti “dall’intervenuta accertata manomissione dei macchinari che consentiva al lavoratore di accedere alle parti in movimento della macchina, senza l’impedimento della protezione, e dunque in maniere più celere seppur estremamente pericolosa“.

Inoltre, manomissioni consistite nell’essere stata “completamente disabilitata” la funzione di sicurezza della saracinesca, per cui l’operatore “poteva accedere alla zona pericolosa, anche in modalità automatica, senza alcun protezione”, e nell’aver l’azienda utilizzato l’orditoio “in maniera non conforme a quanto previsto dal costruttore”, usando un sistema di comando “provvisto di staffa fortemente sporgente anziché uno con superficie esterna liscia” senza “mitigarne in alcun modo il rischio che gli abiti dei lavoratori potessero rimanervi impigliati”: due “elementi di rischio” che “si sono drammaticamente concretizzati nell’infortunio mortale della giovane D’Orazio”.

Un terzo imputato per la morte della giovane 22enne, il manutentore Mario Cusimano, ha scelto invece di essere giudicato con rito ordinario: il processo si è aperto il 13 dicembre; la prossima udienza sarà il 22 marzo.

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