Suicidio assistito, Marco Cappato si è autodenunciato: "Lo Stato continua a essere assente"
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Suicidio assistito, Marco Cappato si è autodenunciato: "Lo Stato continua a essere assente"

Marco Cappato ha spiegato, alla stazione dei carabinieri vicino piazza Duomo, di aver agito perché Elena, veneta di 69 anni, "non aveva altre possibilità se non di mettere a rischio la libertà per sua figlia e suo marito".

Suicidio assistito, Marco Cappato si è autodenunciato: "Lo Stato continua a essere assente"
Marco Cappato
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3 Agosto 2022 - 14.15


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Marco Cappato si è autodenunciato per aver accompagnato Elena, malata terminale, in Svizzera per il suicidio assistito. Lo ha fatto presso i Carabinieri di Milano. All’ingresso della Caserma, Cappato ha parlato con i cronisti presenti.

“Non c’è stata alcuna risposta da parte del Parlamento, della politica, dei capi dei grandi partiti. Di fronte alla sua richiesta potevamo girarci dall’altra parte o darle l’aiuto che cercava, alla luce del sole e assumendoci totalmente la responsabilità di questo”, ha aggiunto il tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni.

Marco Cappato ha spiegato, alla stazione dei carabinieri vicino piazza Duomo, di aver agito perché Elena, veneta di 69 anni, “non aveva altre possibilità se non di mettere a rischio la libertà per sua figlia e suo marito”. Cappato ha aggiunto di aver voluto raccontare ai militari “l’aiuto fornito a Elena senza cui non sarebbe stato possibile arrivare in Svizzera”. Insieme a lui c’era anche l’avvocato Filomena Gallo, segretario della associazione Coscioni.

Il tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni ha aggiunto che la sua intenzione è quella di continuare ad aiutare tutte le persone che lo chiederanno. E questo è ciò che ha detto anche ai carabinieri: “Se saremo nelle condizioni di farlo, aiuteremo anche le prossime persone che lo chiederanno. Sarà poi compito della giustizia stabilire se questo è un reato o se c’è la reiterazione del reato. O se c’è discriminazione come noi riteniamo tra malati”. 

Cappato poi ha parlato proprio dell’assenza di leggi chiare in Italia in materia di fine vita. “Non c’è stata alcuna risposta da parte del Parlamento, della politica, dei capi dei grandi partiti. In queste ultime due legislature non è mai stata discussa nemmeno un minuto la nostra legge di iniziativa popolare presentata 9 anni fa”. 

E alla domanda se sia pronto, eventualmente, ad andare in carcere per l’aiuto fornito a Elena, Cappato ha detto: “Io spero e preferisco che, come la disobbedienza civile per Dj Fabo ha aperto la strada, l’obiettivo di oggi non sia lo scontro o il vittimismo o il martirio, ma la speranza che, se non lo hanno fatto le aule parlamentari, possano le aule di tribunale riconoscere un diritto fondamentale come questo. Sapendo com’è la legge italiana, in ogni caso sono pronto ad affrontare le conseguenze”.

Cinque anni fa, infatti, “in questa stessa caserma dei carabinieri, ero andato a raccontare le modalità dell’aiuto a Fabiano Antoniani, Dj Fabo: da lì è partito un percorso giudiziario che ha portato fino alla legalizzazione dell’aiuto al suicidio assistito in Italia da parte della Corte Costituzionale ma solo per un certo tipo di malati”, ha precisato. Il Parlamento, ha aggiunto, “avrebbe potuto subentrare in questi anni, la Corte Costituzionale lo ha chiesto a più riprese ma non c’è stata alcuna risposta”, ha aggiunto.

“Abbiamo depositato l’autodenuncia di Marco Cappato, che evidenzia l’aiuto al suicidio fornito alla signora Elena sin dai primi contatti, l’accompagnamento in Svizzera, le fasi durante la permanenza presso la struttura a Basilea”, ha spiegato l’avvocato Filomena Gallo. “Ora è tutto in mano alle forze dell’ordine e sarà trasmesso alla magistratura. Abbiamo evidenziato nell’autodenuncia anche l’aiuto che Marco Cappato fornirà alle persone che vogliono decidere sul proprio fine vita”, ha aggiunto. 

La signora Elena “non era in abbandono terapeutico, era seguita dai medici ma ha rifiutato di seguire la via della sedazione profonda. Non era in abbandono affettivo, la sua famiglia ha condiviso la sua scelta col rammarico di non poter procedere, come lei avrebbe voluto, in Italia, con la figlia e il marito vicino”, ha proseguito Filomena Gallo.

Elena non era ancora stata sottoposta a trattamenti di sostegno vitale e, in base alla sentenza della Consulta dopo il caso di Dj Fabo, questo è uno dei requisiti essenziali per accedere al suicidio assistito. “Mancava una condizione e per l’assenza di questa condizione ha scelto di andare in Svizzera con l’aiuto di Marco Cappato – ha concluso l’avvocato -. Non sappiamo se la magistratura potrà configurare una reiterazione di reato, noi mettiamo questo atto di disobbedienza civile davanti alle forze dell’ordine affinché possano essere fatti i passi successivi”.

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