Remuzzi si commuove: "Noi scienziati sottovalutammo il Covid nel 2020, è un rimorso che avrò sempre"
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Remuzzi si commuove: "Noi scienziati sottovalutammo il Covid nel 2020, è un rimorso che avrò sempre"

Il direttore dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri: "Quel 19 febbraio ero alla partita Atalanta-Valencia. Di fronte ai primi rapporti sul virus che arrivavano dalla Cina, pensavamo chissà se è vero, e comunque non arriverà mai da noi"

Remuzzi si commuove: "Noi scienziati sottovalutammo il Covid nel 2020, è un rimorso che avrò sempre"
Giuseppe Remuzzi
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21 Febbraio 2022 - 10.12


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Giuseppe Remuzzi, direttore dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri, ha un rimorso: quello di aver sottovalutato il Covid due anni fa.

“Anche noi scienziati abbiamo colpe. Due anni fa, di fronte ai primi rapporti sul Covid che arrivavano dalla Cina, pensavamo chissà se è vero, e comunque non arriverà mai da noi. Non ci abbiamo creduto. Anche se avanzatissima a livello medico, la Cina continua a essere lontana”. A parlare sulle pagine del Corriere della Sera è

Il professore afferma che quella prima reazione “è un rimorso che mi porterò dentro per sempre. La comunità scientifica, della quale faccio parte, ha una enorme responsabilità nel disastro di questi due anni”. “Nel giro al massimo di settantadue ore avremmo dovuto dare vita a una mobilitazione, avvertire le autorità, fare sentire la nostra voce, parlare con i singoli ricercatori. Invece, abbiamo perso tempo, abbiamo perso almeno quelle quattro settimane che poi furono fatali alla mia Bergamo”, aggiunge.

“Ho avuto paura”, dice il Direttore dell’Istituto Mario Negri. E a chi gli domanda se celebre Atalanta-Valencia, disputata a San Siro il 19 febbraio 2020, fu davvero la bomba che fece esplodere il contagio, rivela: “A quella partita, io c’ero… Pensi che non andavo allo stadio da vent’anni, e non ci sono più tornato dopo. Un nostro fornitore aveva biglietti omaggio e ci teneva molto che andassi con lui e gli altri ospiti. Partimmo insieme da Bergamo, su un pullmino. La cosa incredibile è che durante il viaggio, mi chiese di fare un piccolo discorso su questa malattia misteriosa si cui si parlava tanto. Mentre stavo entrando in un focolaio di massa. In uno stadio con dentro 44mila persone”.

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A chi gli domanda quale sia stato invece il giorno migliore, replica: “La data precisa è il 27 dicembre 2020. Il direttore dell’azienda sanitaria di Bergamo mi chiese di fare il vaccino per primo, davanti al personale medico e agli infermieri dell’ospedale di Alzano lombardo. Provai una sensazione di grande privilegio, della quale quasi mi vergognavo”

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