Emesso il mandato di cattura internazionale per il nonno del piccolo Eitan che presenta ricorso a Milano
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Emesso il mandato di cattura internazionale per il nonno del piccolo Eitan che presenta ricorso a Milano

Due mandati di cattura internazionali sono stati emessi, dalla procura di Pavia, nei confronti di Shmuel Peleg: secondo i pm c'è pericolo di reiterazione del reato se dovesse restasse libero

Shmuel Peleg
Shmuel Peleg
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10 Novembre 2021 - 08.24


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Dopo il grave incidente del Mottarone il piccolo Eitan è rimasto orfano ed è entrato al centro di una contesa tra due rami familiari.
I legali del nonno materno di Eitan, Shmuel Peleg, rappresentato sul fronte penale in Italia dall’avvocato Paolo Sevesi, hanno già depositato ricorso al Tribunale del Riesame di Milano contro l’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal gip di Pavia con conseguente mandato d’arresto internazionale e richiesta di estradizione, a carico dell’uomo accusato del rapimento del nipote.
Il ricorso è stato depositato oggi con riserva di motivazioni, anche perché i legali non hanno ancora avuto accesso agli atti e all’ordinanza.
La procura di Pavia ha chiesto due mandati di cattura internazionali nei confronti del nonno materno del piccolo Eitan, Shmuel Peleg, e dell’uomo di 50 anni, G.
A. B., israeliano, che era alla guida della macchina con cui il bambino fu portato a Lugano per essere imbarcato su un aereo privato con destinazione Tel Aviv. La Procura generale di Milano,  l’ha già trasmessa al ministero della Giustizia con “richiesta di estradizione” da Israele verso l’Italia del nonno materno del piccolo e dell’autista. L’esito della ‘partita’ sul mandato d’arresto internazionale non sarà però immediato: alla Procura generale di Milano dovrà essere comunicato, come primo passo, se il Ministero della Giustizia, che non ha termini, inoltrerà o meno una richiesta di estradizione alle autorità israeliane, dopo aver studiato quale sia la convenzione internazionale attiva tra i due Paesi. Dopo di che si aprirà un dialogo tra i ministeri dei due Stati e Israele dovrà far sapere se intende consegnare gli indagati.
Intanto sostanza, nell’udienza di ieri  davanti al Tribunale di Pavia i legali del nonno materno, che è accusato dai pm pavesi del sequestro del bimbo portato a Tel Aviv lo scorso 11 settembre, hanno chiesto ai giudici un provvedimento d’urgenza che porti all’immediata sospensione della nomina di Aya come tutrice legale, che venne decisa dal Tribunale di Torino e poi confermata da un giudice a Pavia ai primi di agosto. Chiedono, dunque, che la zia venga rimossa dall’incarico e che questo sia affidato ad un pro-tutore già indicato, ossia un avvocato ‘terzo’ rispetto ai due rami familiari.I giudici si sono riservati di decidere e lo faranno nei prossimi giorni. Gli stessi legali, che rappresentano anche Esther, nonna materna, hanno chiesto, inoltre, che il fascicolo di Torino relativo alla nomina di Aya venga inviato ai pm torinesi per accertare eventuali profili di falsità contestando, in particolare, stando ad indiscrezioni, un documento di un medico, che diede il via alla procedura, e lamentando che quella nomina sarebbe stata pilotata e decisa in brevissimo tempo senza coinvolgere i nonni, i quali non capivano nemmeno la lingua italiana.
Dovrebbe essere depositata a breve, tra l’altro, una cosiddetta querela di falso in sede civile. Nel frattempo, davanti al Tribunale per i minorenni di Milano è fissata per il primo dicembre l’udienza del procedimento, già iniziato nelle scorse settimane, sul reclamo dei nonni materni contro le decisioni dei Tribunali di Torino e Pavia. In ipotesi il Tribunale pavese, che ieri si è riservato, potrebbe anche decidere di rimettere tutte le questioni poste per competenza a Milano, dove è già in corso l’altro procedimento. In Italia il nonno Shmuel è rappresentato sul fronte civile dal legale Sara Carsaniga e su quello penale dall’avvocato Paolo Sevesi. La zia Aya, invece, dagli avvocati Cristina Pagni e Grazia Cesaro in sede civile e dal legale Armando Simbari nel penale. Intanto, per giovedì è fissata davanti alla Corte distrettuale di Tel Aviv la discussione sul ricorso presentato del nonno contro la sentenza della giudice Iris Ilotovic-Segal che, nell’ambito della Convenzione dell’Aja sulla sottrazione internazionale di minori, aveva dato ragione alla zia. Fino alla decisione di secondo grado, però, il bimbo non può tornare in Italia dato che il ricorso blocca la decisione favorevole al rientro a Pavia. Attualmente il piccolo si trova con la zia paterna in Israele.
“Aspettiamo di vedere cosa succederà a livello internazionale, ossia la risposta delle autorità israeliane sul mandato d’arresto internazionale e poi procederemo con la chiusura indagini e con la richiesta di processo”, ha detto all’ANSA il procuratore facente funzioni della Procura di Pavia Mario Venditti a proposito dei mandati di cattura internazionali nei confronti del nonno materno del piccolo Eitan, Shmuel Peleg, e dell’autista. Il procuratore ha precisato che l’ordinanza di custodia cautelare che attiva il mandato d’arresto dovrebbe essere già stata “trasmessa” dalla Procura generale di Milano al ministero della Giustizia
Per i pm di Pavia Shmuel Peleg potrebbe rapire ancora Eitan, il piccolo sopravvissuto alla tragedia del Mottarone e al centro di una contesa tra due rami familiari, se rimanesse in libertà. Il pericolo di reiterazione del reato è contestato nell’ordinanza emessa dal gip di Pavia, su richiesta della Procura, e che ha portato al mandato d’arresto internazionale a carico del nonno materno e di un autista. Contestato anche il pericolo di inquinamento probatorio, mentre dai primi accertamenti risulta che l’autista israeliano Gabriel Abutbul Alon lavorava per una agenzia di contractor con sede negli Usa.”A ulteriore conferma della pianificazione del sequestro, vi sono inoltre i numerosi viaggi in Svizzera effettuati nelle giornate immediatamente precedenti l’11 settembre”, giorno del rapimento, e accertati “grazie all’analisi del traffico telefonico, dove sia il Peleg”, nonno materno di Eitan, “sia l’Alon Abutbul”, autista “verosimilmente appartenente alla compagnia militare privata denominata ‘Blackwater'”, avevano “definito le fasi finali del progetto criminoso”. Lo scrive la Procura di Pavia a proposito dei mandati di cattura internazionale emessi nel caso del sequestro del bambino. La Procura spiega anche che “la condotta degli ex coniugi Peleg”, ossia il nonno Shmuel e la nonna Esther (anche lei indagata ma non destinataria del mandato d’arresto) “è stata contrassegnata anche da alcuni tentativi di corruzione al fine di agevolare il loro intento criminoso, come testimoniato da una cittadina israeliana, ormai da parecchi anni residente in Italia, la quale nel mese di luglio scorso era stata contattata telefonicamente per conto della Esther Athen Cohen”, ossia la nonna materna, “con la proposta di aiutare la donna a portare il bambino in Israele in cambio di una cospicua ricompensa in denaro”. “Si è accertato, in particolare, come Shmuel Peleg e la ex moglie Esther Athen Cohen, nonni materni del piccolo Eitan” avessero “maturato nel tempo un sentimento di ostilità nei confronti della zia paterna tutrice del minore Aya Biran Nirko, in quanto contrariati dalla decisione assunta dal Giudice Tutelare di affidare a quest’ultima il nipote”.  “Proprio in questa profonda convinzione che il nipote dovesse essere affidato alla famiglia materna e trasferito definitivamente nel suo paese di origine in Israele – spiega la Procura – trova origine il disegno criminoso messo in atto con lucida premeditazione e meticolosa organizzazione dagli indagati”. E sempre “in tale ricostruzione si inserisce il coinvolgimento del connazionale” Gabriel Alon Abutbul, l’autista, “verosimilmente appartenente alla compagnia militare privata denominata ‘Blackwater’ e ‘assunto’ dai nonni materni per assisterli ed aiutarli nel loro progetto di trasferimento del piccolo Eitan in Israele”.

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