Niente tampone ai frontalieri: Salvini si prende i meriti e il Pd insorge: “Taccia, sfrontato”
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Niente tampone ai frontalieri: Salvini si prende i meriti e il Pd insorge: “Taccia, sfrontato”

Scontro tra Pd e Lega sulla revoca dell'obbligo di tampone per i frontalieri che vivono e lavorano tra Italia e Svizzera.

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4 Giugno 2021 - 08.07


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Sulla revoca dell’obbligo di tampone per i frontalieri che vivono e lavorano tra Italia e Svizzera, è scontro tra Pd e Lega che rivendicano ognuno per sè il merito della misura.
Il primo ad ascriversi il risultato è Matteo Salvini, segretario del Carroccio, che addirittura rivendica come il ministro della Salute Roberto Speranza abbia “ceduto alle pressioni della Lega”.
Immediata la replica del Pd, che ricorda invece la lettera inviata a Speranza dai deputati Dem, e accusa Salvini di “non aver toccato palla”.
Chi abita in prossimità dei confini potrà muoversi senza restrizioni e non è previsto tampone per i turisti stranieri confinanti che vengono in Italia: è un vantaggio per il commercio e i servizi. Speranza ha ceduto alle pressioni della Lega: è una vittoria del buonsenso, di cui andiamo orgogliosi. Dalle parole ai fatti”, dice il segretario della Lega Salvini, commentando l’ordinanza che non prevede test per chi abita entro 60 chilometri dal confine.
Dura la replica delle capogruppo Pd di Camera e Senato, Debora Serracchiani e Simona Malpezzi: “Manderemo a Salvini copia della lettera firmata che i parlamentari del Pd hanno scritto al ministro Speranza, con cui hanno chiesto e ottenuto deroghe agli spostamenti nelle aree transfrontaliere. È spudorato da parte sua vantare meriti su tutto, anche quando è risaputo che non ha toccato palla né messo bocca. Ringraziamo il ministro Speranza per aver accolto le richieste che sono venute, in primo luogo attraverso i parlamentari dei territori, da aree altrimenti penalizzate da restrizioni. Con il Dicastero della Salute il Pd ha sempre tenuto un dialogo stretto e costruttivo, al contrario di quanto fatto dalla Lega, che ha saputo solo mettersi di traverso. Quindi ora chiediamo almeno il pudore del silenzio”, concludono Serracchiani e Malpezzi.

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