I giudici riducono la pena allo stupratore: "La moglie lo tradiva, era troppo disinvolta"
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I giudici riducono la pena allo stupratore: "La moglie lo tradiva, era troppo disinvolta"

Nel 2019 un uomo aveva sequestrato e violentato la propria moglie accusandola di tradirlo con altri uomini. Oggi i giudici gli hanno ridotto la pena.

Corte d'appello
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18 Settembre 2020 - 07.53


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Una decisione che farà discutere quella dei giudici della corte d’Appello di Milano che hanno ridotto la condanna di un uomo per violenza sessuale perché la vittima – sua moglie – “era troppo disinvolta, lo tradiva spesso”. 
Per i giudici quindi è stato il comportamento della moglie a in qualche modo giustificare la violenza. L’uomo era stato arrestato e condannato per la violenza che risale all’8 giugno del 2019 a Vimercate, in provincia di Monza. Il 63enne ha sequestrato la donna nella loro roulotte e lì l’ha picchiata e violentata fino all’arrivo, al mattino, dei carabinieri allertati dalla figlia. La vittima è stata minacciata, anche di morte. “Da qui non esci viva”, si è sentita dire dal suo ex convivente, che le imputava tradimenti con altri uomini conosciuti su Facebook. 
Per questi reati il Tribunale di Monza in rito abbreviato aveva stabilito una condanna di 5 anni per l’uomo. Condanna che adesso la Corte d’Appello di Milano ha ridotto a 4 anni e 4 mesi. Ma ciò che stupisce, e risulta pericoloso, sono le motivazioni. 
I giudici milanesi hanno confermato “l’esattezza giuridica dell’imputazione di sequestro”. Poi però lo scenario cambia. Perché, in accordo con la tesi dell’avvocato difensore Monica Sala, si deve “tener conto del contesto familiare e sociale” e addirittura “vale la pena ricordare” che quel contesto “era caratterizzato da anomalie quali le relazioni della donna con altri uomini, dall’imputato quasi favorite o comunque non ostacolate” fino a che la ex non è rimasta incinta di un altro. 
In particolare, secondo la Corte d’Appello, serve sottolineare che il 63enne era un “uomo mite” e “forse esasperato dalla condotta troppo disinvolta della convivente”. Motivazioni che “non attenuano la responsabilità” ma che indicano pe ri giudici “una ppiù scarsa intensità del dolo” in considerazione delle condizioni di degrado in cui vive al coppia”. 

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