Marco Carrara era stato ricoverato all’ospedale Giovanni XXIII il 31 marzo, poco dopo la morte del padre per coronavirus. In ospedale ha trascorso un mese e mezzo mentre un altro lo ha passato alla clinica San Francesco. Lì le sue condizioni sono peggiorate ed è quindi tornato al Giovanni XXIII. L’8 giugno ha iniziato la riabilitazione alla Fondazione Piccinelli d Scanzorosciate, sempre in provincia di Bergamo.
Il 24 luglio tamponi ancora positivi – Il 24 luglio è stato dimesso ma, come ha raccontato lui stesso, non poteva tornare a casa “perché i tamponi erano ancora positivi”. Così si è messo in quarantena nell’appartamento del padre: nessun contatto con la moglie e i due figli che ha potuto riabbracciare solo ora, mentre le campane del paese suonavano a festa per la sua guarigione definitiva.
Il desiderio ora? “Rimanere a casa” – Durante questi mesi, in risposta a una mail che gli aveva inviato, il premier Conte “attraverso la sua segretaria mi ha fatto le condoglianze per la morte di mio padre e a me gli auguri”. Poi c’è stata una telefonata del vicario generale del Papa, Angelo Comastri, e del vescovo di Bergamo Francesco Beschi. Adesso “vorrei andare al cimitero a trovare i miei genitori, poi per qualche giorno rimanere a casa con i miei figli e mia moglie”, ha detto a L’Eco di Bergamo.
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