Per i quarant'anni della strage di Bologna non bisogna rinunciare a corteo e manifestazione
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Per i quarant'anni della strage di Bologna non bisogna rinunciare a corteo e manifestazione

La prefettura sembra intenzionate a vietare il corteo lungo via Indipendenza. Sono convinto che chi quel giorno vorrebbe chiedere verità e giustizia, lo farebbe nel rispetto delle regole, in sicurezza.

Pertini ai funerali delle vittime della strage di Bologna
Pertini ai funerali delle vittime della strage di Bologna
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Claudio Visani Modifica articolo

4 Luglio 2020 - 10.34


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Tra meno di un mese, il 2 agosto alle 10.25, saranno quarant’anni. La bomba nella sala d’aspetto di seconda classe, un’ala della stazione che salta per aria, 85 morti e 200 feriti, la strage fascista più terribile di sempre. A poco più di un mese di distanza dall’abbattimento del Dc9 nel cielo di Ustica, due anni dopo l’assassinio di Aldo Moro. Il compimento delle trame eversive d’Oltreoceano, della P2 e dei Servizi deviati che hanno cambiato la storia dell’Italia. Bologna non  dimentica. Aspetta e vive quel rito. Da quarant’anni va in ferie il 3 di agosto. E continua a chiedere verità sui mandanti e giustizia piena per le vittime.

Quest’anno quel rito è a rischio per la pandemia e le norme anti-Covid. Pare che la Prefettura non voglia autorizzare il corteo lungo la via Indipendenza che collega Palazzo d’Accursio, sede del Comune, alla Stazione e la commemorazione delle vittime in piazza Medaglie d’Oro, nello spiazzo sotto l’orologio che segna ancora le 10.25. Le istituzioni locali stanno pensando a iniziative alternative, in particolare alla commemorazione in Piazza Maggiore, con ingresso contingentato per mille persone sul Crescentone davanti al palco e al maxischermo dove da stasera comincerà la rassegna estiva Cinema sotto le stelle. L’associazione dei famigliari delle vittime si riunirà lunedì per prendere una posizione sulle modalità della cerimonia.

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Posto che la decisione spetta alle istituzioni e ai famigliari, io penso che sarebbe un errore rinunciare al corteo lungo via Indipendenza e alla commemorazione in piazza Medaglie d’Oro. E’ vero che altre cerimonie, da quelle del 25 aprile a quelle del 2 giugno, quest’anno non si sono svolte o sono state solo simboliche. Tutti abbiamo negli occhi l’immagine del Presidente Mattarella solo davanti all’altare della Patria, a Roma. Ma ora la situazione è diversa rispetto ai mesi scorsi. Ora il Paese è ripartito, ha riaperto tutto e a volte anche di più, soprattutto in Emilia-Romagna: bar, ristoranti, cinema, teatri, parchi, impianti sportivi; dagli assembramenti nei luoghi della movida ai giochi di società nei centri anziani; dal riempimento di autobus e treni ai grandi parchi divertimento; dalle spiagge affollate alle notti rosa.

Governo e Regione sono stati anche criticati per gli eccessi nelle riaperture. Molti hanno inteso i messaggi di Conte e Bonaccini come un “tana liberi tutti”, come se il virus fosse stato dichiarato “socialmente morto”. Ma al di là delle opinioni di ciascuno, è oggettivamente difficile comprendere come si possa dire sì alle notti rosa, non contrastare adeguatamente le “movide”, poi vietare il corteo e la manifestazione del 2 agosto. Non è un giorno come gli altri. Quest’anno, nel quarantennale, ancora di più. E già stato deciso che la stazione di Bologna verrà intitolata alle vittime della strage: la manifestazione potrebbe essere l’occasione per farlo insieme. Si potrebbe organizzare il corteo con le dovute misure di distanziamento, per poi, semmai, limitare gli accessi al piazzale di fronte alla stazione, o comunque garantendo accessi con distanze e mascherine.

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Penso che se si rinuncerà al corteo e alla commemorazione davanti alla stazione si perderà un’occasione. Sono convinto che chi quel giorno vorrebbe far sentire la sua vicinanza ai famigliari delle vittime e essere lì  per chiedere verità e giustizia, lo farebbe nel rispetto delle regole, in sicurezza. Sono convinto che Bologna darebbe una bella prova di civismo. Che manderebbe un esempio e questo un messaggio a tutta l’Italia: si può convivere col virus, si può tornare in piazza, e anche manifestare, senza fare come i fascioleghisti a Roma.

 

 

 

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