Uno studio sui donatori di sangue conferma: "Il virus girava a Milano da prima del 21 febbraio"
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Uno studio sui donatori di sangue conferma: "Il virus girava a Milano da prima del 21 febbraio"

Lo dimostra il fatto che tracce degli anticorpi sono state trovate in 1 donatore su 20. Lo studio è stato condotto dal Policlinico di Milano

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20 Maggio 2020 - 17.44


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Secondo un nuovo studio sui donatori di sangue del Policlinico di Milano pubblicto su medRxiv, ossia un sito che ospita lavori non ancora visti dalla comunità scientifica, il virus Sars-CoV-2 era presente a Milano già diverse settimane prima del 21 febbraio, giorno dell’inizio ufficiale dell’epidemia in Italia. Lo dimostra il fatto che tracce degli anticorpi sono state trovate in 1 donatore su 20. 
Si tratta della “prima vera conferma scientifica che nell’area metropolitana era presente un sommerso di persone contagiate, già prima che si verificassero i primi casi di malattia conclamata è anche il primo studio sierologico su persone asintomatiche che ci dice chiaramente che siamo ben lontani dall’immunità di gregge”, spiega Daniele Prati, uno dei coordinatori dello studio. Insieme a Luca Valenti, altro coordinatore del Policlinico di Milano, e con Gianguglielmo Zehender della Statale di Milano, i ricercatori hanno esaminato circa 800 donatori di sangue sani presentatisi al Policlinico tra il 24 febbraio e l’8 aprile. All’inizio dell’epidemia la sieroprevalenza era nel 4,6% dei donatori, cioè 1 persona su 20 era già venuta in contatto con il coronavirus. Durante il distanziamento sociale c’è stato un aumento fino al 7,1%.
“Lo scopo di questo studio – commenta ancora Daniele Prati – era di esaminare la presenza dell’infezione da Sars-CoV-2 in adulti asintomatici in una delle aree italiane più colpite, e nello stesso tempo raccogliere più elementi possibili per comprendere i fattori di rischio e i valori di laboratorio associati alla malattia”.
La pratica del distanziamento sociale sembra aver favorito soprattutto i più giovani, che hanno avuto il tempo di sviluppare un’immunità a lungo termine. In tutti i donatori, che hanno mostrato positività al virus, si sono verificate alterazioni nella conta delle cellule del sangue e nel profilo lipidico: due indizi che, secondo i ricercatori, potrebbero aiutare a inquadrare meglio le persone asintomatiche, cioè quelle che pur avendo il virus in circolo (ed essendo per questo contagiose) non manifestano la malattia. 

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