Gregoretti, la Lega tenta di fare Salvini martire e vota sì al processo
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Gregoretti, la Lega tenta di fare Salvini martire e vota sì al processo

La maggioranza ha disertato la Giunta contestando le forzature di Gasparri e Casellati. Ad ogni modo il voto deciviso è quello dell'aula

Maurizio Gasparri
Maurizio Gasparri
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20 Gennaio 2020 - 10.02


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Si sono auto-martirizzati. Ma solo perché il voto non conta nulla, visto che la parola definitiva spetta all’aula: la Giunta per le immunità del Senato ha dato il via libera al processo contro l’ex ministro Matteo Salvini per il caso Gregoretti. L’Aula ha respinto la proposta del presidente Gasparri di negare la richiesta di autorizzazione a procedere. Contro la proposta hanno votato i 5 senatori della Lega, a favore i 4 di FI e Alberto Balboni di FdI. In caso di pareggio, il regolamento del Senato fa prevalere i “no”.

La maggioranza ha disertato l’Aula.
“Salvini e la Casellati hanno ottenuto il loro piccolo risultato. Il prezzo pagato è quello di scassare le istituzioni e di dividere nuovamente il centrodestra. Il Pd e la maggioranza parlamentare invece sono uniti nel difendere prima di ogni cosa la dignità del Parlamento, che è più importante dei problemi giudiziari di Salvini”, afferma il presidente dei senatori Pd Andrea Marcucci.
La maggioranza diserta la riunione

Un giochino dal quale si sono sfilati: “Non ci presenteremo in Giunta in quanto la convocazione di oggi è frutto di gravi forzature sia del presidente Gasparri che della presidente Casellati. Non ci presenteremo anche perché non sono state accolte le richieste di approfondimenti istruttori avanzate in Giunta. Siamo contrari all’utilizzo strumentale che il centrodestra sta cercando di fare delle istituzioni”.
Lo hanno dichiarato in una congiunta i capigruppo e i componenti della Giunta delle immunità della maggioranza al Senato, motivando la scelta di disertare il voto della Giunta immunità del Senato sulla richiesta di autorizzazione a procedere della magistratura per Matteo Salvini sul caso Gregoretti.
La giunta

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E adesso la Giunta per le immunità del Senato deciderà sulla richiesta di processo per Matteo Salvini per la gestione, da ministro dell’Interno, del caso Gregoretti.  Alle 17 l’organismo presieduto da Maurizio Gasparri (Forza italia) si riunisce per esprimere il verdetto ma l’esito resta incerto anche alla luce dell’ultimo cambio di rotta del leader della Lega che, adesso, vuole essere processato e chiede ai suoi di votare in questa direzione. “Guareschi diceva che ci sono momenti in cui per arrivare alla libertà bisogna passare dalla prigione – ha dichiarato – Siamo pronti, sono pronto”.    
I numeri

La Giunta per le immunità è composta da 23 membri, così suddivisi: 6 M5S, 5 Lega, 4 Forza Italia, 3 Italia viva, 1 ciascuno Pd, FdI, Leu, Misto e Svp. La maggioranza giallorossa può quindi contare su 11 voti ((Pd-M5S-Iv-Leu)), ma è probabile che decida di astenersi dal voto in “protesta” con il voto decisivo di venerdì della presidente del Senato, Casellati.  Inoltre Il commissario di Svp è ammalato e non parteciperà al voto. E lo stesso dovrebbe fare l’ex Cinque Stelle (ora Misto) Gregorio De Falco. Quindi in aula dovrebbero ritrovarsi in 10: 5 Lega, 4 Forza Italia e uno FdI.
I giochi della Lega 
E qui entra in gioco il cambio di rotta di Matteo Salvini ( “Si faccia questo processo politico a chi ha difeso la sicurezza, i confini e l’onore di questo  Paese”) che ha chiesto ai suoi senatori di dire sì. I voti a favore sarebbero 5 (quelli della Lega), i contrari anche (4 di Forza Italia e 1 di Fratelli d’Italia che hanno subito sostenuto di continuare sulla linea del “garantismo”). Dunque, con la parità la relazione del presidente contro l’autorizzazione a procedere verrebbe cassata e tutto rinviato alla decisione definitiva dell’Aula al 17 febbraio (che comunque avrebbe l’ultima parola).
Salvini fa la vittima
 “Ma sei matta! Per fermarmi mi devono arrestare, vabbè che non manca molto ma, in caso, da dentro, scriverò le ‘Mie prigioni’ come Silvio Pellico”.

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Lo ha detto il segretario della lega Matteo Salvini, replicando, nel corso di un incontro con i pescatori delle Valli di Comacchio, a una donne che lo ha invitato a ‘non mollare’.

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