Circeo: storia di un feroce stupro e assassinio per mano dei fascisti della Roma bene
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Circeo: storia di un feroce stupro e assassinio per mano dei fascisti della Roma bene

Rosaria Lopez e Donatella Colasanti dopo essere state invitate ad una festa in villa furono seviziare per due giorni. Era il 29 settembre 1975

Donatella Colasanti che si salvò dai fascisti del Circeo
Donatella Colasanti che si salvò dai fascisti del Circeo
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30 Settembre 2019 - 14.34


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Uno strupro ripetuto. Poi botte, violenze, crudeltà  e infine la decisione di uccidere le loro vittime. Una sorta di rituale fascista celebrato da un gruppo di ragazzotti esaltati che pensavano di poter disporre della vita (e quindi della morte) delle loro vittime. Era il  il 29 settembre del 1975 quando  vennero scoperti per caso i corpi di Rosaria Lopez e Donatella Colasanti chiusi nel portabagagli di una Fiat 127: la prima, 19 anni, era morta; la seconda, 17enne, si era finta senza vita per salvarsi.
Le due ragazze erano state invitate a una festa a Villa Moresca, sul promontorio del Circeo da tre giovani legati ad ambienti neofascisti di Roma:  Gianni Guido, Angelo Izzo e Andrea Ghira.
Per le due giovani l’ingresso nella villa, di proprietà della famiglia di Ghira, è l’inizio dell’inferno: un giorno e mezzo di botte, sevizie e stupri da parte di due figli della Roma-bene (Guido e Ghira) e di un loro camerata fascista, Izzo, vero e proprio psicopatico.
Angelo Izzo, che più degli altri rimarrà in quella villa, è infatti una persona con gravi problemi psichiatrici che 30 anni dopo – mentre era fuori dal carcere – tornerà a uccidere due donne. Andrea Ghira è il capo della piccola banda, appena uscito di galera per una rapina. La mette in atto non per il denaro ma per accrescere un ego fragile, una ebole indole che da lì a qualche anno annegherà nella droga e nella solitudine. L’altro del gruppo è Gianni Guido, il più viziato e vezzeggiato dei tre. Mella storia macabra del Circeo è  il bravo ragazzo: deve tornare a casa per cena. Quindi lascia la villa degli orrori, rientra a Roma e poi a notte a fonda è di nuovo sul luogo del massacro. Come se nulla fosse accaduto. Chiuse in un bagno, nude e infreddolite, terrorizzate, massacrate,  senza cibo, abbracciate nel dolore fino alla fine ci sono due ragazzine “acchiappate” per caso, invitate così, per nulla, per un gioco. Due ragazzine semplici, conosciute in un bar dell’Eur, sottoposte a ogni sevizia.  Rosaria Lopez fu portata nel bagno al piano di sopra della villa, picchiata e uccisa nella vasca. Morì affogata. Cercano di strangolare Donatella con una cinta. Quando la videro strisciare verso il telefono per chiedere aiuto, la colpirono ancora, e ancora, con una spranga. Lei si finse morta per sopravvivere. Probabilmente un pezzo di lei se ne andò quella notte con Rosaria. 
Una violenza cieca. Di censo. Tre figli della Roma bene contro due ragazze di un quartiere popolare, la Montagnola. Credendole morte entrambe i fascisti le avvolsero in sacchi di plastica e le caricarono in macchina portandole a casa di Guido. La Colansanti, chiusa nel bagagliaio assieme al cadavere dell’amica, iniziò a gemere sperando che qualcuno riuscisse a sentirla e ad aiutarla. Fu proprio così: un vigile sentì il disperato grido d’aiuto, aprì la macchina e la salvò. Guidi venne subito arrestato, in apparente stato di confusione; poi scattarono le manette per Angelo Izzo. Andrea Ghira non fu mai catturato.
Il 29 luglio 1976 arrivò la sentenza di primo grado: ergastolo per Gianni Guido e Angelo Izzo, ergastolo in contumacia per Andrea Ghira. I giudici non concessero alcuna attenuante. Nel gennaio del ’77 Guido e Izzo prensero in ostaggio una guardia carceraria e tentarono di evadere dal carcere, senza successo.
La sentenza venne modificata in appello il 28 ottobre 1980 per Gianni Guido: ridotta a trent’anni dopo la dichiarazione di pentimento e la accettazione da parte della famiglia della ragazza uccisa di un risarcimento. Guido riuscirà in seguito, nel 1981, a evadere dal carcere di San Giminiano fuggendo a Buenos Aires, dove però verrà riconosciuto e arrestato due anni dopo. In attesa dell’estradizione riuscì ancora a fuggire, ma nel giugno 1994 fu catturato a Panama dove si era rifatto una vita come commerciante di autovetture, venne estradato in Italia. L’11 aprile 2008f u affidato ai servizi sociali dopo 14 anni passati nel carcere di Rebibbia. Ha finito di scontare definitivamente la pena il 25 agosto del 2009 fruendo di uno sconto di pena grazie all’indulto. A fronte di una condanna a trent’anni, ha scontato poco meno di 22 anni dietro le sbarre, essendo fuggito più volte  e avendo trascorso 11 anni di latitanza all’estero.
E a Melilla, nella sua casa di Costa della Vigna Andrea Ghira, dopo esserei arruolato nella legione straniera spagnola con il falso nome di Massimo Testa de Andrés, sarebbe poi morto in seguito a overdose all’età di 40 anni il 2 settembre 1994.
Angelo Izzo nel dicembre 2004, ottenne la semilibertà dal carcere di Campobasso, su disposizione dei giudici di Palermo, per andare a lavorare nella cooperativa “Città futura”. Il 28 aprile 2005, Izzo uccise Maria Carmela e Valentina Maiorano moglie e figlia di un boss pentito che aveva conosciuto in carcere. Sta ancora scontando l’ergastolo.

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