Mario Fiorentini, 100 anni da partigiano: "bisogna amare tutta l'umanità, soprattutto chi è diverso da noi"
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Mario Fiorentini, 100 anni da partigiano: "bisogna amare tutta l'umanità, soprattutto chi è diverso da noi"

Giuseppe Costigliola intervista il partigiano Mario Fiorentini nel giorno del suo centesimo compleanno: "la cultura, l'arte e l'amore salveranno il mondo"

Mario Fiorentini
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Giuseppe Costigliola Modifica articolo

7 Novembre 2018 - 21.09


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Mario, come affronti la tua longevità? Una volta mi ha detto che stavi scrivendo un elogio della longevità.

L’affronto come un uomo che ha un’insaziabile sete di cultura. Non ne so mai abbastanza, di qualsiasi cosa. Voglio sapere, voglio apprendere, voglio imparare tante e tante cose. Leggo, m’informo. Poi la televisione è una presenza importante. A volte mi alzo alle quattro di mattina per seguire i programmi di matematica di Rai scuola. Seguo Rai storia, i documentari. E Rai 5, lì fanno concerti di musica, teatro. Ho fame di cultura. Non sopporto l’idea di andarmene senza sapere le cose che vorrei sapere. Questo è lo spirito con cui conduco la mia longevità. E la conduco in modo sano, con un’alimentazione parca, controllata. Anzi, sono troppo in carne. Da giovane ero molto magro, mi chiamavano Fringuello, o Gandhi. Due dei quattro nomi che mi portavo dietro durante la Resistenza, le tante identità che avevo per sfuggire ai fascisti, alle loro carceri.

Che consigli ti senti di dare ai giovani, dall’alto della tua immensa esperienza?

Il consiglio di sviluppare e tenere desto l’amore per la cultura, per l’arte. E poi amarsi. Darsi tanto amore. Io con Lucia mia sono stato fortunato, ci siamo conosciuti e la fiamma del nostro amore non si è mai spenta. E’ stata una donna straordinaria, ben più di me. La mia può forse essere una figura di una certa qualità, ma Lucia mia è stata una donna incredibile. Voglio si sappia che grande donna è stata, Lucia mia: coraggiosa, forte, dolce. Grande partigiana in tempo di guerra, e donna piena d’amore per gli altri in tempo di pace. Perché bisogna amare gli altri, l’umanità, tutta, anche quelli che sono diversi da te. Solidarizzare, non dividere. La cultura, l’arte, l’amore sono cose che uniscono. Le divisioni invece portano la guerra, e la guerra è una cosa orrenda, una cosa bestiale.

Tu come ti vedi, come ti definiresti?

Come una persona accorta, pacifica. Sono stato sempre molto giudizioso, entusiasta, estremamente curioso. E non ho mai avuto preconcetti. Tutta la mia vita lo sta a dimostrare. Che poi queste sono norme di buona vita, valide per tutti. Perché avere amici è meglio di avere nemici, no? Anche se qualche volta bisogna pure cacciare via i nemici.

Rifaresti tutto quello che hai fatto nella tua lunga vita?

Sì, certo. Vedi, io mi sono trovato nella bufera. Durante la guerra non c’era spazio per null’altro che per la lotta. Sono passato dai teatri, dai concerti alla guerriglia urbana, da un giorno all’altro. Tutto ciò che amavo, l’arte, la cultura, la matematica, l’amicizia, spazzate via dalla guerra. Ma non mi sono perso d’animo. Ho fatto quel che ho fatto con grande entusiasmo, e con grande determinazione. La mia vita è stata una lotta e un messaggio, per tutti. L’impegno nella cultura umanistica, l’impegno politico, l’impegno resistenziale, la ricerca matematica, la ricerca scientifica. Questa è stata la mia vita.

C’è qualcosa invece che non hai fatto e avresti voluto fare?

Andare in Unione Sovietica. E in Israele. Sarei dovuto andare, e starci un bel periodo. Ma poi magari sarei finito in galera pure lì.

Tu che il fascismo l’hai vissuto e combattuto, cosa provi davanti agli inquietanti rigurgiti di intolleranza, di xenofobia che avvelenano il nostro tempo?

Cosa vuoi che pensi? Gli stupidi ci sono sempre stati, bisogna tenere desta l’attenzione, mai abbassare la guardia. Comunque non mi sento un mentore politico.

Mi parli del libro che hai appena pubblicato?

Sono molto orgoglioso di questo libro. S’intitola “Zero uno infinito. Divertimenti per la mente”, è un libro di matematica indirizzato a tutti, non agli specialisti. Parla di come si insegna la matematica ai bambini, come si può sviluppare in loro la passione per una materia considerata a torto come ostica. Io a 13 e anni entro in una libreria e scopro un libro su Euclide, che mi insegna l’intersezione di due circonferenze – una gioia immensa. Ecco, questo mi sono sempre proposto di insegnare, la gioia che può dare la matematica. E insegnare ai ragazzi a ragionare. Quando si ragiona si commettono meno errori. Vado nelle scuole, parlo della Resistenza, della matematica. I bambini, i ragazzi mi accolgono con un mazzo di fiori: per me è una grande emozione.

Scommetto che hai altri progetti in cantiere.

Esatto. Vedi, io sono uno specialista di geometria algebrica, di algebra commutativa, di algebra omologica: tre branche della matematica. Ma voglio studiare un campo nuovo, diverso. Io non vivo di rendita.

Grazie, Mario.

Grazie a te, amico mio.

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