I 100 anni di Giulietta Masina, l'indimenticabile amore di Fellini
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I 100 anni di Giulietta Masina, l'indimenticabile amore di Fellini

A quali tipi si rifaceva Giulietta, e ancor prima Federico Fellini, che la diresse nel capolavoro La strada, per dar vita a Gelsomina?

Giulietta Masina
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Giancarlo Governi Modifica articolo

23 Febbraio 2021 - 17.37


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È proprio vero che nel cinema basta un travestimento bizzarro, un volto truccato, una bombetta, per creare sullo schermo una figura indimenticabile. Questo è ciò che è accaduto con Giulietta Masina, che il mondo intero conobbe negli anni 50 come Gelsomina, la sfortunata ragazza figlia della miseria che il rude e violento Zampanò strappa alla famiglia per farne una creatura da circo, buffa, sgraziata; però utile a raccogliere le offerte della gente alla fine di improvvisate esibizioni di forza – come quella di spezzare una catena – nelle piazze della provincia italiana. A quali tipi si rifaceva Giulietta, e ancor prima Federico Fellini, che la diresse nel capolavoro La strada, per dar vita a Gelsomina? Io credo che, consapevolmente o no, entrambi si siano rifatti al personaggio di Charlot, l’omino tenero e sfortunato, vittima delle angherie del mondo, che già ai tempi del cinema muto conquistò e commosse le platee universali. La sua fu una lezione che credo abbia parecchio influito su tutto il cinema e i cineasti del mondo. E del resto, fu proprio Charlie Chaplin a complimentarsi con Giulietta Masina, riconoscendo forse in lei quasi una propria discendenza. Allo stesso tempo bisogna dire che Giulietta non fu una imitatrice, ma creò un personaggio originale, unico e vorrei dire tutto italiano. Così fu poi con Cabiria, così con Fortunella e così, infine, con Ginger, che non aveva più la maschera del clown o della sottoproletaria ma che – come sentirete anche dalla testimonianza del suo biografo – ripercorreva in maniera trasfigurata la propria esistenza di attrice e di donna

Racconta Rinaldo Geleng, l’amico pittore, che sarà poi l’autore di tutti i manifesti dei film di Fellini.

Un giorno, emozionato e felice, Fellini invita Geleng ai Parioli per presentargli Giulietta.

Geleng se la ride sotto i baffi perché conosce quale tipo di donna piace a Federico e la sua predilezione per quel tipo di femmine abbondanti e matronesche, che poi inserirà nei suoi film.

Sono tipi che rappresentano la proiezione onirica dei desideri di Fellini… E il pittore pensa di trovarsi di fronte ad una donna dalle forme procaci, grande e maestosa.

E invece conosce una donna minuta e aggraziata che tuttavia si rivelerà pronta ad assecondare Federico in mille travestimenti.

Giulietta e Federico si sposano il 30 ottobre 1943, nella Roma occupata dai nazisti che Fellini tra l’altro contribuirà a descrivere, partecipando alla sceneggiatura di Roma città aperta di Roberto Rossellini.

Sono giorni drammatici e sanguinosi. Federico è renitente alla leva, nel senso che non ha risposto alla chiamata dei fascisti di Salò, e deve nascondersi. Viene catturato dai tedeschi ma si salva buttandosi giù da un camion. Dopo ore torna a casa e quando Giulietta lo vede arrivare strisciando lungo i muri si precipita per le scale, ma cade e perde il bambino che ha in grembo da due mesi. Nel 1945 avrà una seconda gravidanza e nascerà Federichino, che vivrà solamente 15 giorni. La guerra continua dunque a punire il desiderio di maternità di Giulietta.

E proprio di guerra è il primo film della Masina, cioè Paisà, di Rossellini, anche questo, sceneggiato con il contributo di Fellini e realizzato nel 1946.

Nel 1948 Giulietta ottiene il suo primo ruolo importante, quello di una prostituta, nel film Senza pietà, di Alberto Lattuada, la prima di una lunga serie di prostitute.

Alla Mostra del cinema di Venezia, sulla scena del suo distacco da Carla del Poggio, la sala scoppia di un grande applauso. È il primo segnale del successo.

Ne Lo sceicco bianco, dove un marito in viaggio di nozze viene abbandonato dalla moglie che vuole conoscere l’eroe dei fotoromanzi, la Masina sembra fare le prove del personaggio di Cabiria.

Impersona, infatti, la figura di un’altra prostituta, “di una mignottina”, come dice Ennio Flaiano, il co-sceneggiatore, in contrasto con la statura dell’altra donna, la statuaria Jole Silvani. Quando gliela propongono, la Masina si indigna perché vorrebbe fare la protagonista, poi accetta ma afferma di voler rinunciare addirittura al compenso, cosa che la produzione, ovviamente, accetta di buon grado.

Lo sceicco bianco non avrà sul momento grande successo ma il personaggio di Cabiria rimane nella testa di Fellini, da cui uscirà soltanto cinque anni dopo con il film Le notti di Cabiria, che gli procurerò il secondo Oscar.

Ma il vero testamento artistico e umano della coppia Giulietta-Federico è senz’altro Ginger e Fred, nel quale la Masina disegna un personaggio indimenticabile e patetico, inserito in un mondo volgare e impietoso.

Il suo ruolo e quello di Mastroianni prevede che tutti e due stentino a ballare, e lui cada. Ma sul set, al di fuori delle riprese, entrambi si dimostrano bravissimi, tanto da chiedere a Fellini di girare una versione di questo ballo nella quale essi lo eseguono alla perfezione.

Federico Fellini ci lascia dopo aver ritirato il suo quinto Oscar, quello alla carriera. Giulietta lo segue dopo pochi mesi anche a dimostrazione della indissolubilità della loro unione

Finisce così un sodalizio durato 50 anni.

 

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