Insulti e molestie sessuali: una prof racconta la sua vita tra i bulli a scuola
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Insulti e molestie sessuali: una prof racconta la sua vita tra i bulli a scuola

Per due anni l’insegnante è stata presa di mira da due studenti che l’hanno offesa, si sono presi gioco di lei, uno ha cercato persino di palpeggiarla.

Insulti e molestie sessuali: una prof racconta la sua vita tra i bulli a scuola
Insulti e molestie sessuali: una prof racconta la sua vita tra i bulli a scuola
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8 Maggio 2018 - 12.32


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“Lo fanno con chi sanno di poterselo permettere, io ero alle prime armi e loro percepivano le mie insicurezze e ci giocavano su”. A parlare è una giovane professoressa di Modena che fino allo scorso anno ha insegnato nelle scuole medie per poi passare in un liceo. Più volte la docente è stata presa di mira da alcuni alunni di classi differenti che l’hanno insultata, sfidata, uno addirittura ha cercato di approcciarsi a lei. La docente, che preferisce rimanere anonima, ha raccontato le sue esperienze di bullismo a Tgcom24.

A quando risale la prima esperienza di bullismo nei suoi confronti?
Il primo caso risale a diversi anni fa, era la prima volta che entravo in una classe. Era una scuola media di un paese vicino a Modena, la mia città. Purtroppo la scuola è fatta di tantissima burocrazia a cui l’Università non ti forma. Mi hanno buttato in questa terza media dove ero anche coordinatrice senza spiegarmi nulla. C’era un ragazzo che ha percepito che ero in difficoltà e ha iniziato a prendermi di mira.
Cosa faceva in particolare questo ragazzo?
L’alunno veniva da un ambiente familiare difficile: i genitori erano ex tossicodipendenti ed erano seguiti dai servizi sociali. Per mesi mi ha reso la vita impossibile. Si alzava e veniva alla cattedra, buttava giù le mie cose, mi scimmiottava e incitava a far casino tutta la classe che lo seguiva. Sono arrivata a un punto in cui non riuscendo a impormi un giorno stavo per scoppiare a piangere e sono uscita di corsa dalla classe. Ho incrociato fuori la bidella che mi ha detto ‘vai subito in bagno, non puoi farti vedere da loro così’. Mostrarsi in difficoltà, avere un momento di cedimento è fatale per un docente perché fa perdere del tutto la credibilità.

Perché, secondo lei, questo alunno si è accanito contro di lei appena è arrivata?
Lui lo faceva con me perché sapeva di poterselo permettere, ha portato dalla sua altri compagni che erano diventati ingestibili e nelle mie ore facevano quello che pareva loro. Io mi sentivo presa di mira, vittima dei loro soprusi. Gestire una situazione del genere non era per nulla semplice. Le armi che hanno i docenti al giorno d’oggi è mettere note, chiamare la preside o i genitori. Strumenti che però sono vani di fronte a episodi di violenza psicologica che nei casi più eclatanti diventa anche fisica.
Le sono capitati anche episodi di violenza fisica? 
Diciamo che ho vissuto delle situazioni pesanti che sono andate oltre i soprusi psicologici.

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Può fare un esempio?
Il secondo anno che ho insegnato ero sempre in una scuola media ma di un altro paese. Lì c’era un altro ragazzo a rendermi la vita impossibile. Anche lui veniva da una famiglia difficile, inoltre aveva un disturbo certificato. Ma al giorno d’oggi sono tanti gli alunni con difficoltà che hanno bisogni educativi speciali. Su 25 studenti almeno 10 hanno un programma di studi diversificato perché hanno delle difficoltà di apprendimento oppure problemi per cui sono seguiti da educatori o psicologi.
Come si comportava questo ragazzo?
L’alunno in questione era un caso abbastanza grave, ma la mancanza di fondi scolastici faceva sì che l’insegnante che gli era stato affidato per seguirlo non ci fosse in tutte le ore, quindi aveva delle lezioni scoperte. Per me era un incubo. All’inizio non sapevo come gestirlo, cercavo di trattarlo come gli altri, ma questo non faceva che peggiorare la situazione. Più lo sgridavo e più diventava ingestibile. Una volta si è alzato dal banco mi è venuto a un centimetro dalla faccia e mi ha urlato ‘vaffanculo brutta ….’ davanti a tutta la classe. Mi si è gelato il sangue, ho avuto paura anche se ho cercato di mantenere la fermezza.

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Come ha reagito in quella situazione?
Ho messo una nota al ragazzo, ma che è servita a poco perché lui ha continuato a prendermi di mira.
Secondo lei, perché ce l’aveva proprio con lei?
Non tormentava solo me, ma anche altri insegnanti con cui sapeva di poterlo fare. Una volta è venuto vicinissimo con fare minaccioso come se cercasse un approccio, come se volesse toccarmi. Ho avuto paura perché sapevo che aveva già toccato altre colleghe, a una le faceva continuamente delle avances, le diceva cose come “andiamo a letto”. E molestava anche le sue compagne. Addirittura su Facebook aveva creato un profilo falso con una vita falsa e sosteneva di aver messo incinta una sua compagna di classe. 
E in quel caso come si è comportata?
Devo ammettere che in quella circostanza mi sono sentita davvero  in pericolo e ho deciso di prendere seri provvedimenti. Ho minacciato di denunciarlo e devo dire che quello ha un po’ funzionato perché non si è più avvicinato a me in quel modo anche se sapevo che continuava a farlo in classe con altre mie colleghe. Purtroppo noi insegnanti siamo impotenti perché a molti ragazzi non importa nulla della nota sul registro soprattutto quando a casa hanno dei genitori che li giustificano in qualsiasi circostanza. 
Ecco, come si comportano i genitori in questi casi?
Io sono stata insultata tante volte dai genitori quando ho dato provvedimenti disciplinari a alunni che esageravano nel comportamento. Una volta abbiamo bocciato un alunno difficile e il padre mi ha chiamata in quanto ero coordinatrice e me ne ha dette di tutti i colori. Insulti pesanti in cui il più leggero è stato “non capite un c…o”. Purtroppo ci sono genitori collaborativi e altri che invece ci remano contro. Per esempio una volta, sempre alle medie, ho sequestrato il cellulare a un’alunna. Da regolamento ho chiamato la madre per riconsegnarle lo smartphone. Quando è arrivata le ho spiegato che la figlia lo stava usando durante le mie ore e che questo non era permesso. Lei mi ha preso il cellulare dalle mani con prepotenza, mi ha guardato dritto negli occhi e, senza dire nulla, lo ha ridato alla figlia. Ha totalmente sminuito la mia autorità perché ha fatto capire sia a me che a sua figlia che non le importava nulla di quello che era successo e di ciò che avevo detto. 
Cosa ne pensa dei recenti casi di bullismo contro i professori: dalla docente di Velletri minacciata di essere sciolta nell’acido al professore di Lucca umiliato davanti a tutta la classe?
Sono episodi molto gravi. Mi hanno scioccata. Alle medie alla fine, bene o male, riesci a gestirli perché ancora sono piccoli, anche se devo ammettere che ho avuto timore diverse volte per la mia incolumità perché soprattutto in terza media cominciano a diventare grandicelli anche fisicamente.
Ha mai pensato di mollare? Di cambiare lavoro?
Ci ho pensato tante volte nonostante i sacrifici che ho fatto sia negli anni di Università che dopo per trovare occupazione. Fortunatamente nel mio lavoro ci sono poi anche le soddisfazioni che danno la forza di andare avanti. Una volta per esempio stavo spiegando e i miei alunni erano molto partecipativi, facevano domande, allora io mi sono guardata da fuori e ho pensato: sono qui a spiegare ciò che amo, non vorrei essere in nessun altro posto del mondo.

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