FemAnonFatal, le hacker di Anonymous contro la violenza sulle donne
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FemAnonFatal, le hacker di Anonymous contro la violenza sulle donne

Pubblicato il manifesto dell'ala femminista della celebre organizzazione di hacker

Un fotogramma del video manifesto
Un fotogramma del video manifesto
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9 Gennaio 2018 - 15.49


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Dietro la maschera di Guy Fawkes tipica degli “hacktivisti” di Anonymous si nascondono anche delle donne, creatrici di FemAnonFatal, ala femminista della celebre organizzazione di hacker. Come riferisce il portale ‘Difesa & Sicurezza’, il gruppo ha postato il loro video manifesto, in cui si dice che  “Per troppo tempo siamo state costrette a stare dietro le spalle di chi riteneva di poter controllare la nostra voce, per dirci come parlare, cosa indossare e con chi andare a letto, come votare, cosa definisce essere una donna e cosa l’uguaglianza. Non ci hanno mai visto come pari! Ci hanno messo a tacere, difendendosi pubblicamente e organizzando panel per parlare del nostro diritto riproduttivo e dei nostri corpi”.

L’obiettivo del gruppo è l’aiuto a tutte le donne che nel mondo hanno subito violenze, ingiustizie e prevaricazioni: “Lottiamo per le donne che stanno fianco a fianco nelle proteste e nei raduni, che si educano e si sostengono a vicenda; che combattono per la stessa paga e il diritto di scegliere, che comprendono la lotta per l’infanzia e la scelta di non avere figli. Chi non le vittimizza ma elogia loro coraggio a parlare, chi ascolta, chi combatte, chi è disinteressato e aperto. Per ogni ragazza e ogni donna in tutto il mondo che conosce la lotta della femminilità. Donne che sono costrette a sposarsi, essere stuprate, molestate. Che vivono con traumi di mutilazioni genitali”.

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E ancora, FemAnonFatal promette guerra a coloro che hanno commercializzato e sfruttato il corpo delle donne, a chi vede la donna solo come uno strumento sessuale, a coloro che pensano che “essere un uomo significa usare la propria mascolinità per stuprare, mutilare, torturare e controllare le donne”

Il gruppo si definisce come un collettivo, un posto per “alimentare la rivoluzione, per unire molte voci in una sola”. 

 

 

 

 

 

 

 

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