Il ginecologo stupratore lo dimostra: il razzismo è un millefoglie avvelenato
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Il ginecologo stupratore lo dimostra: il razzismo è un millefoglie avvelenato

Il medico ha violentato una paziente tunisina. Si è approfittato perché sola e straniera.

Il razzismo è un millefoglie avvelenato
Il razzismo è un millefoglie avvelenato
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Onofrio Dispenza Modifica articolo

4 Novembre 2017 - 13.25


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Il razzismo dei nostri tempi è una sorta di velenoso millefoglie. Tanti strati di una intolleranza spesso mascherata. La cronaca ne è piena, tanti altri strati sfuggono alla conta. Poi ci sono vicende di cronaca che entrano in una categoria e in effetti, se ben letti, sono da riportare a fatti di razzismo. Rileggiamo una notizia dei giorni scorsi. A Palermo, un noto ginecologo violenta una giovane donna. Il sito di un grande giornale titola “Abusi durante la visita ginecologica. Migrante detective fa arrestare un primario”. “Carina” l’immagine del detective, peccato che si stia parlando di una violenza sessuale, e pure con qualche aggravante.
Quali? Intanto, la giovane donna è d’origine tunisina, e in Tunisia per guarire da una delicata patologia aveva affrontato innumerevoli interventi chirurgici. Ma non era riuscita ad uscire dall’incubo. L’Italia e i medici italiani erano la sua speranza. Eccola così in Italia, giovane donna appartenente a quella fetta di umanità che nel nostro tempo rosicchiato da una inarrestabile intolleranza, da molti è equiparata a fastidio. Con questo quadro, la giovane donna arriva ad affidarsi al ginecologo accusato della violenza. Dopo una prima violenza, la donna si premunisce e registra la seconda violenza. Prove e testimonianza ed ogni riscontro utile sono ora nelle mani del magistrato. Stralci della testimonianza della donna, seppure crudi, vanno ricordati per ricostruire il contesto. “Si è abbassato i pantaloni…con forza mi ha preso la nuca e…mi ha detto: ‘Un poco e basta… Poi mi riprendeva per la testa e…”.
Questo il racconto. Violentata in due occasioni. Alla seconda, dopo aver registrato le fasi della violenza, fuggendo dall’ambulatorio del medico la donna ricorda al suo violentatore che “Dio vede e provvede”. Dio ha visto, gli investigatori hanno sentito. Ascoltato nella registrazione della giovane tunisina la sceneggiatura imposta dal medico all’incontro che avrebbe dovuto sollevare la donna da una pena senza fine. In questi tempi di violenze razziste, questa è una violenza che è sessuale ma ancor prima razzista. Gli investigatori ricostruendo la personalità del ginecologo, stanno accertando se il professionista ha usato violenza su altre pazienti. Se dovessi fare una previsione, direi di no. Credo che nella valutazione distorta del medico abbiano contato le “debolezze” della donna, e tra queste, l’origine della giovane. Non credo che il professionista abbia mai potuto pensare di far quel che ha fatto alla giovane tunisina quando a varcare la porta del suo studio erano borghesi donne di pelle bianca.

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