Accoltellò un rifugiato al grido di negro di m...: potrebbe tornare libero
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Accoltellò un rifugiato al grido di negro di m...: potrebbe tornare libero

Valerio Amato, 30 anni riminese, aveva anche tentato di investire il nigeriano con l'auto prima di essere arrestato ma una perizia

Accoltellò un rifugiato al grido di negro
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5 Settembre 2017 - 09.53


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Potrebbe tornare in libertà dopo 6 mesi di carcere l’autore dell’aggressione a sfondo razzista, avvenuta il 22 marzo scorso a Marina Centro, perché secondo la consulenza tecnica del gip del Tribunale di Rimini, affidata allo psichiatra Renato Ariatti, sarebbe incapace di intendere e volere anche se socialmente pericoloso. Gli aveva urlato “brutto negro di m. vattene da qui”, poi aveva picchiato e accoltellato Emmanuel Nnumani, 25enne nigeriano richiedente asilo aggredito davanti ad un supermercato. Valerio Amato, 30 anni riminese, aveva anche tentato di investire il nigeriano con l’auto prima di essere arrestato dalla polizia di Stato su ordine del sostituto procuratore Davide Ercolani. La Procura ne dovrà ora disporre la scarcerazione, ma il pm Davide Ercolani presentera’ al gip la richiesta d’urgenza di misura di sicurezza e di ricovero in una struttura specializzata.

Il gip del Tribunale di Rimini, Fiorella Casadei, lo scorso 20 giugno in incidente probatorio, aveva accolto la richiesta dei difensori e aveva disposto una consulenza tecnica d’ufficio affidandola al medico di Bologna. Secondo lo specialista, Amato (la consulenza e’ stata depositata lo scorso 17 agosto) all’epoca dei fatti “era in una fase di scompenso psicotico” che ne avrebbe inficiato la capacita’ di intendere di volere mar testa “socialmente pericoloso”. Ecco perche’ la Procura chiederà una misura di sicurezza. Dalla sera dell’aggressione immotivata davanti ad un supermercato, il nigeriano era rimasto ricoverato al reparto di rianimazione dell’ospedale Infermi per diversi giorni ed era stato considerato fuori pericolo solo dopo l’intervento e una prima riabilitazione.

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“Un piccolo miracolo”, era stato definito dai medici degli Infermi. Al nigeriano, per potersi curare in Italia, il questore Maurizio Improta aveva rilasciato un permesso di soggiorno di sei mesi per motivi umanitari. Ad Nnumani infine era stata portata dallo stesso sindaco Andrea Gnassi la vicinanza e l’incoraggiamento della citta’ e il Comune aveva manifestato la volontà di costituirsi parte civile in un eventuale processo nei confronti dell’aggressore. 

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