Intitolare a Falcone e Borsellino il parco Mussolini di Latina non è solo una risposta alla storia
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Intitolare a Falcone e Borsellino il parco Mussolini di Latina non è solo una risposta alla storia

Arnaldo Mussolini è un fastidioso riferimento ad un'epoca che gli italiani vogliono dimenticare

A Latina cambiare il nome da parco Mussolini a parco Falcone e Borsellino
A Latina cambiare il nome da parco Mussolini a parco Falcone e Borsellino
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Diego Minuti Modifica articolo

1 Giugno 2017 - 08.46


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Latina, città giovanissima (la sua fondazione risale al Ventennio), nel giudizio dei suoi abitanti è un centro anche troppo tranquillo, nel senso che è molta la sete di avvenimenti non necessariamente culturali che diano un senso di profondità e prospettiva alle ambizioni dei suoi abitanti. E’ forse per questo che qualsiasi argomento diventa occasione di confronto e, in qualche caso, partendo da un evento, si scatenano dibattiti che vanno oltre la cronaca, investendo ambiti ben più impegnativi. Come sta accadendo in queste settimane con la città (o, per meglio dire, l’intellighenzia e la classe politica locali) ad interrogarsi sull’opportunità o la necessità di confermare per il giardino comunale la controversa denominazione di ”parco Arnaldo Mussolini” (che del Duce era fratello minore e che morì a 46 anni per un accidente cardiaco) decisa dal sindaco Ajmone Finestra negli anni ’90 sulla scorta di una intitolazione che risaliva al Ventennio.
Una querelle che forse in qualsiasi altra città d’Italia non avrebbe avuto nemmeno ragione d’essere perché ad eccezione di qualche estemporanea iniziativa di sindaci di piccoli Comuni, il Paese intero ha cercato di eradicare dal tessuto ufficiale (strade, piazza e quindi anche parchi) ogni riferimento ttoponomastico al fascismo che, sino a quando è esistito, non s’è sottratto alla bulimia da citazione che connota i regimi autoritari o dittatoriali. Alla fine della guerra tutto ciò che era targato ”Mussolini” sparì. Tutto o quasi, perché ancora oggi il parco pubblico più importante di Latina (che non per nulla, alla sua fondazione, fu chiamata Littoria) porta, almeno nell’accezione generale, la mussoliniana denominazione.
Contro la quale il sindaco, Damiano Coletta, ha avviato una forte offensiva, annunciando la sua intenzione di mutare tale intitolazione in ”parco Falcone e Borsellino”. Iniziativa lodevole e comprensibilissima, direi quasi tardiva (non certo per colpa di Coletta, ma di chi l’ha preceduto alla guida amministrativa di Latina) soprattutto in un momento storico in cui l’Italia avverte l’esigenza di rafforzare il proprio impegno contro la mafia e, quindi, di celebrare gli eroi che, a questa lotta, hanno dato la loro vita.
Per questo, probabilmente già a breve, sarà istituita una commissione (in cui si auspica la presenza dello scrittore Antonio Pennacchi) che, alla luce di valutazioni storiche ed anche pratiche, decida se cancellare da Latina ogni ricordo del fascismo e, quindi, anche l’intitolazione del parco al fratello minore del Duce. Logica vorrebbe che alla suddetta commissione basti il tempo di sorbire un caffè per decidere, ma non è così facile perché se da un lato ci sono le ragioni forti della politica e del senso civico, dall’altro sopravvivono quelle della consuetudine che in una città come Latina sono ancora radicate, se è vero che un palazzo del centro viene chiamato da tutti ”palazzo M” (laddove ”M” sta per Mussolini”) senza che qualcuno abbia avviato nei suoi confronti il processo di revisione ”toponomastica”. Nel senso che si potrebbe ribattezzare (sinceramente non so se sia stato fatto) il palazzo, ma che per la gente resterà sempre ”M” per ”Mussolini”.
La revisione storica è un processo affatto semplice perché deve prendere in considerazione, se la si fa con onestà mentale e non finalizzandola al revisionismo, tutto quello che ruota intorno al focus dell’operazione. E’ un po’ – fatte le debite proporzioni – quel che sta accadendo a New Orleans, dove è stato deciso, tra non poche polemiche (anche da parte di storici non schierati) di rimuovere le statue che celebrano due generali sudisti, Lee e Beauregard, ben sapendo che questo creerà molto dolore in chi ancora celebra le idee che portarono alla creazione della Confederazione e alla guerra contro il nord antischiavista.
Togliere delle statue, sia pure per trasferirle in luoghi dove possano fare minore mostra di sé, e mutare il nome di un parco, ben sapendo che in pochi ne fanno oggi un luogo celebrativo del fascismo, sono momenti di una stessa vicenda. Lee e Beauregard restano gli eroi dell’epopea di Dixieland; Arnaldo Mussolini è solo un fastidioso riferimento ad un’epoca che la maggioranza degli italiani vogliono dimenticare.

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