Samuele Donatoni fu ucciso dai rapitori di Giuseppe Soffiantini
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Samuele Donatoni fu ucciso dai rapitori di Giuseppe Soffiantini

La nuova perizia realizzata dalla difesa dell'agente Claudio Sorrentino ribalta il verdetto della Corte d'Assise: ad uccidere Donatoni fu un colpo di kalashnikov.

Samuele Donatoni
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19 Ottobre 2016 - 17.47


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Samuele Donatoni è morto la notte del 17 ottobre 1997 sull’autostrada Roma-L’Aquila per un colpo di kalashnikov sparato dai sequestratori di Giuseppe Soffiantini. Non fu dunque un proiettile di una Beretta in dotazione alla polizia a uccidere l’uomo. Il nuovo ribaltamento della vicenda è contenuto in nella consulenza dell’ingegner Cristian Bettin, del professor Corrado Cipolla e del dottor Felice Nunziata ed è stato realizzato per la difesa di Claudio Sorrentino, l’agente dei Nocs che assieme a Stefano Miscali è a processo per calunnia.

Nelle 127 pagine della nuova consulenza, attraverso calcoli, comparazioni ed analisi scientifiche sofisticate, i consulenti di Sorrentino sono arrivati alla stessa conclusione alla quale giunsero i periti nominati dalla Procura di Roma nel primo grado di giudizio, il professor Carlo Torre e il perito Pietro Benedetti. Vale a dire che Donatoni fu ucciso da un colpo di kalashnikov sparato dal bandito Mario Moro all’altezza dello svincolo dell’autostrada per Riofreddo.

“Dopo un attento e serio lavoro – è stato scritto dai consulenti – Torre e Benedetti giunsero a conclusioni che noi condividiamo pienamente e che confermeremo in modo assolutamente inconfutabile”. Tra l’altro gli esperti hanno definito “del tutto sconcertante” che gli stessi Torre e Benedetti non siano stati sentiti dalla Corte. Le conclusioni della consulenza contrastano con quelle alle quali giunsero nella perizia disposta dalla IV corte d’Assise di Roma – confermata dalla Cassazione – i periti Geraldo Capannesi, Antonio D’Arienzo e Stefano Moriani. Secondo questi ultimi Donatoni fu raggiunto e ucciso da un proiettile calibro 9 parabellum esploso da una Beretta in dotazione alle forze di polizia. Una perizia fortemente criticata dai consulenti della difesa di Sorrentino.

Per il sequestro e l’omicidio di Soffiantini furono condannati, proprio sulla base della perizia di Torre-Benedetti e su alcune testimonianze, Attilio Cubeddu, Osvaldo Broccoli e Giorgio Sergio. Mario Moro, il bandito che secondo l’accusa sparò, morì e dunque non fu giudicato. Ma la sentenza della corte d’Assise che ha assolto Giovanni Farina, il capo della banda ed ultimo ad essere processato per quei fatti, ha cambiato l’esito del processo. Una sentenza tra l’altro passata in giudicato in Cassazione. Così sono stati rinviati a giudizio per calunnia Stefano Miscali, l’agente che secondo quest’ultima sentenza sparò a Donatoni e che ha sempre negato (l’accusa di omicidio colposo è prescritta) e Claudio Sorrentino (accusato anche di falsa testimonianza per aver coperto Miscali). La nuova consulenza tecnica, già depositata al Giudice dell’udienza preliminare – che non ha accolto la richiesta della difesa di sentire uno dei consulenti ritenendo che l’audizione non fosse decisiva ai fini dell’emissione di una sentenza di non luogo a procedere ma che fosse necessario approfondire l’intera vicenda in sede dibattimentale – sarà nuovamente depositata al processo che si aprirà a febbraio davanti alla V sezione collegiale del tribunale di Roma.  

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