La mafia torna a sparare: agguato al presidente del Parco dei Nebrodi
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La mafia torna a sparare: agguato al presidente del Parco dei Nebrodi

Preso di mira Giuseppe Antoci, che da anni lotta in prima linea la mafia. Scontro a fuoco: nessun ferito.

Giuseppe Antoci, presidente del Parco dei Nebrodi
Giuseppe Antoci, presidente del Parco dei Nebrodi
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18 Maggio 2016 - 11.34


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Si è salvato solo grazie alla macchina blindata, che ha evitato che l’agguato finisse in tragedia. Giuseppe Antoci, presidente del Parco dei Nebrodi – da tempo sotto scorta per le minacce subite per la dura battaglia che da anni sta combattendo contro la mafia, specialmente dei pascoli – è sfuggito questa notte ad un vero e proprio attentato alla sua vita avvenuto sui Nebrodi tra Cesarò e San Fratello.

La vicenda. Erano da poco passate le due quando la macchina di Antoci, che stava tornando da una manifestazione a Santo Stefano di Camastra, è stata bloccata lungo i tornanti di montagna da  alcune grosse pietre poste deliberatamente sulla carreggiata per fermare il corteo.

La macchina si è quindi fermata e il commando di malviventi ha aperto il fuoco sulla vettura a bordo della quale viaggiava il presidente del Parco dei Nebrodi. Gli spari hanno raggiunto prima i copertoni e poi l’abitacolo dell’auto blindata. I poliziotti di una volante del commissariato di Sant’Agata di Militello, con a bordo il dirigente Daniele Manganaro, che scortava l’auto con a bordo Antoci, hanno risposto al fuoco dei sicari. Nel conflitto a fuoco nessuno è rimasto ferito. Il commando è riuscito a fuggire mentre la scorta portava al sicuro Antoci, che è rimasto illeso.

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Secondo gli investigatori. Mentre è stata rafforzata la scorta a Giuseppe Antoci, il presidente del Parco dei Nebrodi vittima dell’agguato in stile mafioso, gli investigatori fanno chiarezza sul fallitto attentato. Chi ha organizzato l’agguato al presidente del Parco dei Nebrodi Giuseppe Antoci ha chiuso la strada provinciale con alcuni massi prima che sopraggiungesse la Lancia Thema blindata. L’obiettivo degli attentatori sembra fosse quello di far scendere dall’auto Antoci e poi sparare contro la vittima. Lo dicono gli investigatori che indagano. Gli uomini del commando sarebbero stati quattro e uno potrebbe essere rimasto ferito di striscio nel conflitto a fuoco con la polizia. E’ stato l’agente della scorta di Antoci a salvarlo poichè quando ha visto i massi sulla carreggiata e un’auto messa di traverso ha capito che qualcosa non andava e si è preparato rispondendo al fuoco. Tracce di sangue sono state trovate dagli investigatori nel luogo dell’agguato fallito nei confronti del presidente del Parco dei Nebrodi, Giuseppe Antoci, e della sua scorta.

 

La reazione. “È stata una notte drammatica, ma sto bene. Il mio grazie va alla polizia per avermi salvato la vita. Il mio impegno non si ferma e vado avanti” ha detto a caldo il presidente del Parco dei Nebrodi. Antoci ha trascorso la notte a casa, insieme con il sindaco di Santo Stefano di Camastra, Francesco Re.

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Anche Crocetta ha voluto sentirlo per manifestargli la sua solidarietà: “L’episodio si lega alla battaglia che con Antoci stiamo facendo contro la mafia dei pascoli – ha detto il presidente della Regione Sicilia – e all’azione di moralizzazione che stiamo portando avanti, che ha già portato a diversi arresti sul territorio”.

“Occorre rafforzare le misure di sicurezza a favore di Antoci – ha aggiunto Crocetta – e intensificare l’azione di lotta contro la mafia dei Nebrodi, che pensa ancora di essere potente e immune. Dobbiamo liberare la provincia di Messina dalla mafia dei colletti bianchi e da quella che nei territori esercita un potere violento verso i cittadini. Questa mattina insieme al sindaco di Santo Stefano di Camastra sono già  stato a trovare Antoci presso la sua abitazione, nel pomeriggio terremo una conferenza stampa di solidarietà, per parlare delle battaglie che su quel territorio stiamo combattendo insieme e – conclude il presidente – per rimarcare il forte rischio di eliminazione che corre Antoci”.

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Il retroscena. Da alcuni anni alla guida del Parco dei Nebrodi, Antoci ha segnalato il vorticoso giro di denaro in mano alle associazioni mafiose e qualcuno gli aveva spedito dei proiettili come avvertimento. 

Antoci aveva ricevuto una lettera con esplicite minacce di morte: “Finirai Scannato tu e Crocetta”. Questo primo ‘avviso’ gli era stato inviato nel dicembre del 2014. Composta con un puzzle di lettere incollate su un foglio a righe, la missiva è stata spedita in una busta gialla indirizzata al Presidente del Parco dei Nebrodi, a Sant’Agata di Militello (Messina).

Comitato per l’ordine e la sicurezza. Il prefetto di Messina ha convocato per oggi, 18 maggio 2016, il Comitato per l’ordine e la sicurezza, e del caso si sta occupando anche la Direzione nazionale antimafia.

Del caso dei terreni concessi alla mafia nel Parco dei Nebrodi di recente è approdato anche in Parlamento, che ha sollecitato l’intervento del governo nazionale e regionale.

 

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