Novi Pazar, capoluogo del Sangiaccato – la piccola regione serba a maggioanza musulmana – torna a far parlare di sè per le iniziative del “muftì” Muamer Zukorlic , che da tempo si è specializzato in provocazioni: nell’ultimo venerdi islamico il centro città è stato invaso da una manifestazione nella quale la folla inalberava cartelli con su scritto“Je suis Mohamed”, il risposta a quelli che tutta Europa ha sventolato dopo il tragico attentato a “Charlie Hebdo”.
La marcia non puntava a protestare solo contro l’atteggiamento degli occidentali ma era diretta soprattutto contro la pubblicazione delle vignette francesi da parte di alcuni giornali serbi, in segno di solidarietà. Il corteo si è formato subito dopo la preghiera nelle moschee ed ha attraverato la città senza incidenti, anche a causa dei cordo i di polizia che lo circondavano. La gente ha scandito il nume del Profeta e” Allah u Ahkbar” ( Allah è grande) ed un capo religioso ha arringato la folla per ripetere che “noi non inteferiamo con la religisità degli altrim noi rispettiamo Gesù, Mosè e gli altri profeti di Dio, abbiamo l’obbligo morale di dire al mondo che siamo pronti a dare la nostra vita per Maometto. Noi non incolpiamo tutti i non musulmani ma coloro che hanno disegnato e diffuso quelle caricature blasfeme insultando cos’ i musulmani di tutto il mondo. Sono loro quelli da biasimare per gli omicidi di Parigi”.
Se questa volta la protesta si è conclusa senza particolari conseguenze, in altre occasioni le iniziative di Zukorlic hanno creato effetti ben diversi : a capo di una università islamica che da qualche anno funziona a Novi Pazar, molto vicino alle teorie dei “muftì” bosniaci più intransigenti, probabilmente legato a cellule fondamentaliste, qualche mese fa il capo religioso organizzò un’altra sfilata di tono ben diverso. Diverse decine di giovani attraversarono la città marciando al passo dell’ oca e indossando le divise delle “SS” naziste, la cosa intendeva celebrare le orride gesta delle divisioni musulmane “Hamdja” e “Skanderberg” che fra il 1943 ed il 1945 seminarono morte e terrore fra Bosnia, Montenegro e Kosovo.
Fonte: Tanjug