Nella sua amministrazione Biden potrebbe coinvolgere i repubblicani: "Gli avversari non sono nemici"
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Nella sua amministrazione Biden potrebbe coinvolgere i repubblicani: "Gli avversari non sono nemici"

La scelta di un repubblicano però potrebbe essere anche una mossa rischiosa per Biden che deve moltissimo per la sua elezioni alla grande mobilitazione della sinistra progressista americana.

Joe Biden
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11 Novembre 2020 - 16.10


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Come fecero Bill Clinton, Barack Obama e, dal lato opposto, George Bush, Joe Biden sta indicando la volontà di voler inserire dei repubblicani nella sua amministrazione, per dimostrare che “gli avversari non sono nemici”. Trump, ovviamente, non ha fatto niente del genere nel corso della sua presidenza, che Biden ha definito “la cupa era della demonizzazione in America”. 
La scelta di un repubblicano però potrebbe essere anche una mossa rischiosa per Biden che deve moltissimo per la sua elezioni alla grande mobilitazione della sinistra progressista americana. Biden dovrebbe quindi scegliere, magari per un ruolo non di primo piano, qualcuno tra i non pochi repubblicani che in questi anni e nella campagna elettorale hanno preso pubblicamente le distanze da Trump e la sua agenda.
E Biden potrebbe ‘premiare’ un intero stato, l’Arizona, dove è stato il primo democratico a vincere dai tempi di Bill Clinton nel 1996, nominando nella sua amministrazione Cindy McCain, la vedova di John, lo scomparso senatore che fino all’ultimo è stato un fiero oppositore di Trump. 
Anche Jeff Flake, ex senatore repubblicano dell’Arizona che nel 2018 ha deciso di non ricandidarsi in segno di protesta con Trump, potrebbe essere chiamato da Biden. “Questa è un’amministrazione che sarà inclusiva di tutti e ci sarà un ruolo anche per i repubblicani”, ha detto McCain che ad agosto è intervenuta alla convention dem ed è stata nominata nel consiglio della transition di Biden, avrebbe un impatto
John Kasich, ex governatore dell’Ohio, ed ex sfidante di Trump nelle primarie 2016, ha partecipato anche alla convention dem e viene considerato uno dei candidati. Anche se recentemente ha detto di “non essere interessato a ritornare a Washington”. Un altro governatore repubblicano anti-Trump è Larry Hogan, che guida lo stato democratico del Maryland e si è distinto in questi mesi per la capacità di gestire, in contrasto anche con il governo federale, l’emergenza Covid.
Ma non aiuta certo una sua eventuale nomina nell’amministrazione dem, il fatto che lo stesso Hogan ha rivelato che alle elezioni sulla scheda elettorale invece del nome di Trump ha scritto quello di Ronald Reagan. 
Poi c’è Charlie Baker, un altro governatore repubblicano di uno stato blu, il Massachusetts, non ha mai votato Trump ed ha bollato la risposta all’epidemia del presidente come “incredibilmente irresponsabile”. Dalla sua ha una grande conoscenza di questioni mediche, e il fatto di essere un repubblicano progressista sulle questioni come aborto e matrimoni gay.
Infine, Biden potrebbe rivolgere lo sguardo a figure del mondo del business di fede repubblicana ma che, in odio a Trump, hanno dato l’endorsement al democratico, come l’ex Ceo di eBay Meg Whitman – che spese 144 milioni di dollari di tasca propria per una fallimentare candidatura a governatore in California – e l’ex Ceo di Hewlett-Packard Carly Fiorina, che nel 2016 fu una dei candidati delle primarie repubblicane travolti da Trump.

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