L'ex assessore Croppi e la cena con il capo clan
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L'ex assessore Croppi e la cena con il capo clan

Parla Croppi, ex assessore alla Cultura della giunta Alemanno. "Il Comune non aveva più i soldi per pagare le cooperative. Così si inventa un trucco bipartisan".

L'ex assessore Croppi e la cena con il capo clan
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4 Dicembre 2014 - 09.43


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di Claudio Bellumori

Bottiglie di vino, sorrisi, strette di mano e un capo clan dei Casamonica. Tutti insieme “per festeggiare un meccanismo illegittimo”. A dirlo è Umberto Croppi, ex assessore della giunta Alemanno, intervenuto questa mattina a Rai Tre. Croppi, oggi, pare abbia deciso di levarsi dei macigni dalle scarpe.

“Il Comune non aveva più i soldi per pagare le cooperative. Allora si inventa in un meccanismo a mio avviso illegittimo per cui le cooperative vengono pagate ancora oggi con un’anticipazione bancaria garantita dall’Ente, con il sistema del pro soluto, che non è ammesso dalla contabilità della Pubblica amministrazione”.

La foto pubblicata dall’Espresso è ormai nota. A banchettare ci sono commensali bipartisan. Oltre all’ex sindaco Gianni Alemanno, l’ex numero uno di Ama, Franco Panzironi, l’assessore capitolino alla Casa (al tempo consigliere comunale) Daniele Ozzimo, il parlamentare Pd, Umberto Marroni (allora capogruppo Pd in Consiglio comunale). Al tavolo anche Giuliano Poletti, ministro del Lavoro e all’epoca personaggio di spicco della Lega Coop (Poletti commenta “sgradevole tirarmi in ballo”). E poi – con la maglia azzurra con scritto ‘Italia’ un esponente del clan dei Casamonica, ora in semilibertà.

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“Si inventarono questo trucco illegittimo, si ritrovarono a festeggiare questa che è la più grande cooperativa di Roma, e per questo c’è Poletti che allora era investito di quel ruolo”.

Lo sfogo di Croppi, inoltre, finisce anche nella carta stampata. In un’intervista a La Stampa, dice di essere stato cacciato dalla squadra di governo di Alemanno e che “l’odore era diventato insopportabile. Ero troppo scomodo”. Poi assesta il colpo finale: “Controllavo le iniziative da finanziare, mi opponevo a pratiche al limite della legalità, chiudevo le porte alle tante, troppe pressioni esterne e interne”.

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