Venti anni fa la Uno bianca
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Venti anni fa la Uno bianca

Il 22 novembre 1994 vennero arrestati i componenti della banda che per anni aveva terrorizzato l'Emilia Romagna lasciando sul campo 24 morti.

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21 Novembre 2014 - 09.43


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Rapine a banche ed uffici postali ma non solo, anche aggressioni e atti di violenza razzista. Sono soltanto alcune delle azioni di cui si sono macchiati i componenti della banda della ‘Uno bianca’, che per sette lunghi anni seminarono il terrore in Emilia Romagna, lasciando alle loro spalle una scia di sangue senza precedenti. Il 22 novembre del 1994 vengono arrestati gli agenti di polizia, che fino a quel momento erano riusciti a sfuggire alle forze dell’ordine, uccidendo 24 persone e ferendone un centinaio.

In testa alla banda ci sono i fratelli Roberto e Fabio Savi, il primo membro della Questura di Bologna con un passato da attivista, il secondo scartato dall’Arma per un difetto visivo, che cova dentro di sé un carattere violento ed aggressivo. Col tempo si aggiunge alla banda anche il terzo fratello Savi, Alberto, anche lui agente di polizia a Rimini. Dopo processi e sentenze, questo rimane comunque uno dei fatti più oscuri della cronaca nera italiana, con molti misteri che rimangono ancora senza spiegazione, come ad esempio le indagini condotte fino al 1994, che portarono all’arresto di molti individui, poi risultati innocenti ed estranei ai fatti.

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Soltanto nell’agosto del ’91, dopo l’omicidio di due due operai senegalesi, sarà il sostituto procuratore di Rimini Roberto Sapio a lanciare per primo l’ipotesi che dietro questi delitti si nascondano degli agenti di polizia, con quella frase che divenne celebre e che ancora mette i brividi: “Sono persone che indossano una divisa o che all’occorrenza possono mostrare un tesserino”.

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