Un'obiezione a Papa Francesco
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Un'obiezione a Papa Francesco

Il rivoluzionario paladino di destri e cattocomunisti chiama a raccolta i medici obiettori ed esalta il loro coraggio. Il coraggio della maggioranza bulgara contro le donne.

Un'obiezione a Papa Francesco
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17 Novembre 2014 - 18.03


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Meritano quanto meno un commento le ultime esternazioni che arrivano dallo Stato della Città del Vaticano in tema di libertà di scelta, premesso che quest’ultima, insieme ai conseguenti diritti e doveri civili, debba essere tutelata, laicamente e giuridicamente, dalle nostre istituzioni e non dall’adesione o meno a un credo religioso.
“La fedeltà al Vangelo della vita e al rispetto di essa come dono di Dio, a volte richiede scelte coraggiose e controcorrente che, in particolari circostanze, possono giungere all’obiezione di coscienza”. Le “particolari circostanze” a cui si è riferito, con queste parole, il pontefice Jorge Mario Bergoglio sabato 15 novembre, di fronte ai circa 7000 medici cattolici dell’AMCI, sono l’aborto, l’eutanasia, la procreazione medicalmente assistita.


Ebbene, nel nostro Paese l’obiezione di coscienza non può essere definita né coraggiosa né controcorrente, almeno in tema di interruzione di gravidanza e di fecondazione assistita, visto che ancora non vi è alcuna legislazione in materia di eutanasia. Non controcorrente, perché basta pensare alle altissime percentuali di medici che obiettano in Italia, superando anche il 90% in regioni come il Molise e attestandosi mediamente sul 70%. Non coraggiosa, in quanto prevista e tutelata dalle leggi nn. 194/78 e 40/2004, cioé da quelle stesse norme che garantiscono e che dovrebbero tutelare le donne nella loro scelta di interrompere una gravidanza o di iniziarne una con l’aiuto della scienza.


Verso queste ultime, alla loro libertà e diritto di scelta, alla loro coscienza che viene – con parole errate e in un confronto impossibile – contrapposta a quella dei medici che esse si trovano di fronte, deve andare l’impegno del nostro Stato, esigendo il rispetto e l’applicabilità delle leggi che esso stesso si è dato.
Per essere davvero coraggiosi e controcorrente, piuttosto, i medici che optano per l’obiezione di coscienza dovrebbero palesarsi, non solo in una affollata udienza papale, ma anche pubblicamente e in anticipo rispetto alla scelta delle donne di farne i “loro” medici e rispetto allo Stato, che è tenuto a riequilibrare la loro presenza nel servizio sanitario pubblico, di modo da poter garantire sempre l’applicazione delle leggi 194/78 e 40/04.

Paolo Izzo, segretario Radicali Roma

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