Napolitano: attentati della mafia? Un ricatto
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Napolitano: attentati della mafia? Un ricatto

Il Capo dello Stato parla di aut-aut per<br>destabilizzare di tutto il sistema. Depositate le trascrizioni del verbale dell'udienza del processo Stato-mafia.

Napolitano: attentati della mafia? Un ricatto
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31 Ottobre 2014 - 15.25


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Sono state depositato le trascrizioni del verbale dell’udienza del processo sulla trattativa Stato-mafia in cui ha deposto il capo dello Stato Giorgio Napolitano il 28 ottobre scorso. Le trascrizioni sono disponibili per accusa e difese e sono state pubblicate sul [url”sito della presidenza della Repubblica”]http://www.quirinale.it/qrnw/statico/presidente/documenti/pdf/Testimonianza.pdf[/url].

Napolitano ha detto che le stragi mafiose del ’93 “si susseguirono secondo una logica unica e incalzante per mettere i pubblici poteri di fronte a degli aut aut, perché potessero avere per sbocco una richiesta di alleggerimento delle misure di custodia in carcere dei mafiosi”.

“La valutazione comune alle autorità istituzionali in generale e di Governo in particolare, fu che si trattava di nuovi sussulti di una strategia stragista dell’ala più aggressiva della mafia, si parlava allora in modo particolare dei corleonesi”. “Sono convinto che la tragedia di via D’Amelio rappresentò un colpo di acceleratore decisivo per la conversione del decreto legge 8 giugno ’92 sul carcere duro”, ha detto Napolitano. E, al pubblico ministero Nino Di Matteo che gli chiedeva se ci fosse stato un dibattito politico sulla conversione del dl che introduceva il 41bis per i mafiosi, il capo dello Stato ha risposto: “non credo che nessuno, allora, pensò che in una situazione così drammatica si potesse lasciare decadere il decreto alla scadenza dei 60 giorni, per poi rinnovarlo”. “Ci fu la convinzione – ha aggiunto Napolitano – che si dovesse assolutamente dare questo segno all’avversario, al nemico mafioso”.

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Per Napolitano, il suo ex consigliere giuridico Loris D’Ambrosio era “animato da spirito di verità”. Lo dice nella prima parte della sua deposizione al processo sulla trattativa stato mafia. Con D’Ambrosio “eravamo una squadra di lavoro”, ha aggiunto Napolitano.

“Comunque – ha ricordato il presidente della Repubblica – non ci fu assolutamente sottovalutazione, noi siamo arrivati con la sua domanda ad un periodo che vede Carlo Azeglio Ciampi Presidente della Repubblica e Ciampi è tornato molte volte, in più pubblicazioni, anche in libri recenti, su quello che di inquietante presentò quel momento e non soltanto per gli attentati che furono compiuti a Firenze, a Milano, a Roma in modo quasi concomitante, un po’ prima maggio, se ben ricordo, i Georgofili, e luglio gli altri. Ma addirittura cito’ come particolarmente inquietante l’episodio di un black aut al Quirinale. Quindi c’era molta vigilanza, molta sensibilità e molta consapevolezza della gravità di questi fatti”.

UNA PARTE DEL VERBALE

P.M. DI MATTEO: – E quindi lei ha detto si ipotizzò subito che la matrice unitaria e la riconducibilità ad una sorta di aut – aut, di ricatto della mafia, ho capito bene?

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DICH. NAPOLITANO: – Ricatto o addirittura pressione a scopo destabilizzante di tutto il sistema.

P.M. DI MATTEO: – Grazie.

NAPOLITANO: – Probabilmente presumendo che ci fossero reazioni di sbandamento delle Autorità dello Stato, delle forze dello Stato.

CLICCA [url”QUI”]http://www.quirinale.it/qrnw/statico/presidente/documenti/pdf/Testimonianza.pdf[/url] per consultare la trascrizione completa. Sono 86 pagine.

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