Gratteri: no alle processioni se c'è rischio di infiltrazione
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Gratteri: no alle processioni se c'è rischio di infiltrazione

Per il procuratore di Reggio Calabria la 'ndrangheta ha sfidato ufficialmente il Papa.

Gratteri: no alle processioni se c'è rischio di infiltrazione
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8 Luglio 2014 - 10.07


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«La scelta di campo deve essere netta, senza se e senza ma. E deve riguardare tutti, anche i vescovi e i preti calabresi». Suonano come un monito le parole di Papa Francesco che in realtà, vanno intese come un «ordine», per questo sarebbe necessario «sospendere» le processioni se c’è il sospetto di infiltrazioni.

A dichiararlo Nicola Gratteri, procuratore aggiunto di Reggio Calabria, che interviene dopo l’episodio dell’inchino di Oppido Mamertina. Secondo il magistrato, intervistato anche da il Fatto Quotidiano, ora «la ‘ndrangheta ha sfidato ufficialmente il Papa» e «si va allo scontro o si cerca la mediazione. Può succedere di tutto». Ma c’è anche la possibilità che le ‘ndrine «tentino di recuperare il dialogo mediando con i preti compiacenti», «i mafiosi sono molto generosi coi prelati. E grandi donazioni comprano appoggi importanti».

«Finalmente dopo un secolo e mezzo abbiamo un Papa che ha avuto il coraggio di scomunicare i mafiosi», sottolinea, e la Chiesa deve cambiare corso: «Non dico che abbiamo una Chiesa collusa, ma che ci sono preti collusi e preti coraggiosi». «La ‘ndrangheta – afferma – si nutre di consenso popolare. Il mafioso ama farsi vedere vicino al prete e al vescovo perchè questa è una forma di esternazione del potere». Ora il Papa «è venuto e ha posto un diktat. Non solo per i mafiosi. Mi auguro che tutti, a questo punto, siano coerenti con l’ordine». A proposito dell’annuncio da parte del ministro dell’Interno di inviare 800 uomini in Calabria, Gratteri è scettico: «Io non li ho visti. Sono in Calabria da 29 anni e ho sentito tante promesse e proclami. E invece le forze dell’ordine hanno macchine fatiscenti e senza benzina».

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